Il Referendum di Comdata
Non servono tortuosi giri di parole: appannati da anni di concertazione, di tavoli dove non si decide niente, di "rappresentanze" sindacali blindate ed eterodirette, di burocrati che fanno il bello ed il cattivo giorno, anche in un settore relativamente giovane dal punto di vista sindacale, come quelli dei call center, Cgil, Cisl e Uil iniziano a prendere sonori "schiaffi" politici dai lavoratori e dalle lavoratrici. E in nella sede di Torino li hanno presi, oltretutto, proprio sul loro terreno, quello delle elezioni RSU, notoriamente, appunto, blindate grazie all'accordo interconfederale truffa del '93. Eppure avrebbero avuto la possibilità di prevederlo, ed eventualmente di porvi rimedio, se avessero analizzato con più attenzione una serie di segnali inequivocabili trasmessi in questi anni dagli operatori. tre su tutti: la sonora bocciatura del vergognoso accordo di II livello del 2008, firmato da Cgil e Uil, che legava l'erogazione del PdR (Premio di Risultato) a fantascientifici aumenti di margini operativi e di Ebitda - cioè dei ricavi - che appunto non si sono verificati e in fatti il PdR sfumò come previsto. Bocciatura nelle urne del referendum interno e nella piazza con lo sciopero del 16 luglio di quell'anno, dove praticamente si fermò l'azienda; la diffida che i dipendenti della commessa Santander spedirono alla Triplice, intenzionata a firmare la loro deportazione ad Asti (e i dipendenti non furono deportati); la incredibile ed autorganizzata mobilitazione dei precari della commessa Eni nel giugno dell'anno scorso, che scongiurò la "strage degli innocenti" e garantì la riconferma a centinaia di persone. In tutti e tre questi casi SLC-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil non solo erano latitanti, ma venivano sempre più additati come oggettivi complici delle manovre di un'azienda-squalo, come tutte quelle del settore peraltro.
In questi due anni l'autonomia ed il protagonismo, nella lotta, dei lavoratori e delle lavoratrici di Comdata Torino ha avuto come sostegno e come motore l'azione del Collettivo Lavoratori Comdata, forma organizzata del dissenso sindacale in azienda, nato proprio nel turbine della battaglia contro l'integrativo-truffa di due anni fa. In questi anni, su queste grandi battaglie, come nella microconflittualità aziendale, i ragazzi e le ragazze di Comdata Torino hanno potuto vedere, sperimentare, partecipare attivamente, ad un modo differente di fare "contrattazione" e lavoro sindacale, dove tutti/e sono uguali, non ci sono funzionari, non ci sno piedistalli, non c'è il monopolio delle conoscenze e delle competenze, non ci sono carrierismi, ma ognun* rischia il proprio posto di lavoro e il proprio fegato nel contrastare l'arroganza della direzione aziendale, mettendo anche di tasca propria, dai miseri stipendi che si hanno, anche le risorse economiche. Tutte le battaglie portate avanti, e sottolineiamo tutte, sono state vinte, dai provvedimenti disciplinari alla salvguardia dei contratti precari. Ora, l'esperienza della pratica, l'esperienza della lotta, fa "cultura", quella cultura completamente assente ormai dal bagaglio politico-sindacale delle sigle concertative, ormai disperatamente aggrappate alle loro micro-poltrone e ai loro privilegi (dai distacchi ai permessi rsu retribuiti). Una cultura della solidarietà, dell'azione collettiva, della determinazione a difendere "con le unghie e con i denti" i propri, interessi e i propri diritti, ad affermare i propri bisogni. Ma si sa, le battaglie non sono tutte uguali: ce ne sono alcune che hanno un'importanza vitale, oseremmo dire "epocali", se non fosse che comunque stiamo sempre parlando di uno stabilimento di 500 persone e non della Mirafiori degli anni Settanta. E allora le elezioni per il rinnovo delle RSU, scadute nel dicembre 2009, assumono il valore di un bilancio dell'azione confederale di questi anni, di un referendum pro o contro Cgil-Cisl-Uil, e, per la proprietà transitiva tipica della concertazione, pro o contro Comdata Spa. L'aria era quella dei "centofiori", molti lavoratori e lavoratrici non vedevano l'ora finalmente, anche se solo col voto in una competizione "a carte truccate" (dai confederali), di dare il loro giudizio sull'operato dei propri rappresentanti, di bocciare quelli ritenuti, inadeguati, di promuovere quelli validi, di dare mandato a quelli nuovi per verificarne il lavoro.
Ma si sa, chi pensa di godere del monopolio della rappresentanza "per statuto" (diceva Lama), difficilmente è disposto a "mollare l'osso". Ecco che quindi i segretari delle federazioni di categoria del sindacalismo consociativo hanno pensato bene che le "carte truccate" non andavano bene, perchè il "quarto" del tavolo (Collettivo Lavoratori Comdata - FLMUniti-CUB) aveva comunque delle buone carte e poteva battere i 3 "bari". Allora è meglio fare quello che nemmeno Berlusconi ha mai osato fare: lui è famoso per le famose leggi "ad personam", Rabellino e Russo (Slc), Borgialli (Uilcom), Boni (Fistel) hanno invece pensato bene di fare proprio un bel golpe, inventandosi clausole inesistenti nell'accordo del '93, facendo sbarramento con capziose, pretestuose ed illeggittime eccezioni (sulle quali comunque c'è un capitolo giudiziario non ancora chiuso), il tutto per "fare fuori" (così si sono espressi secondo alcune loro "gole profonde") il Collettivo. Pensavano che con quest'atto di prepotenza avrebbero piegato i "ragazzini" della Cub e indotto alla rassegnazione e alla scelta dell'esistente (cioè di candidati francamente impresentabili oltre che decisi dalle segreterie) i dipendenti. La risposta dei lavoratori è stata dura, rabbiosa, determinata e bellissima al tempo stesso: la maggioranza di loro non si è recata alle urne, il quorum non è stato raggiunto e l'urna con i voti non è stata nemmeno aperta. Il segnale politico è a questo punto inequivocabile: nella sede torinese dell'azienda di Fiorenzo Codognotto, l'azienda non può fare il bello e il cattivo tempo, non si può scegliere i "suoi" delegati (ignobili i siparietti ai quali molti lavoratori hanno assistito, fra i funzionari e i delegati confederali da una parte, e il capo del personale, Ezio Bonaguro, dall'altra), non può pensare di instaurare un "regime" in azienda. I lavoratori hanno resistito alle minacce, alle preghiere, alle blandizie di funzionari e candidati, e hanno bocciato il golpe. In quei due giorni si respirava un clima da "guerra civile", con molt* lavoratori e lavoratrici infuriat* che chiedevano di partecipare allo spoglio e alla conta dei voti.
Il primo tempo della sfida si è chiuso quindi sul risultato di 1-0 per i lavoratori su confederali e azienda. La partita non è finita: scopriremo presto quali saranno le intenzioni dei 3 bonzi: se prendere atto della sfiducia, riazzerare tutto e riaprire le procedure elettorali, insieme al Collettivo, in trasparenza. O se continuare nel delirio di onnipotenza e sfidare la pazienza degli operatori. Non c'è limite alla miopia politica ed all'opportunismo arrivistico e quindi non bisogna cullare facili llusioni. Ma quello che è certo è che il muro che si troveranno di fronte è duro, molto duro...
Ernesto Recalcati - Associazione parenti e amici delle vittime delle esternalizzazioni nei call center
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12 commenti:
bravi! e' la dimostrazione che quando si e' uniti ce la si puo' fare ad ottenere diritti e garanzie!!
continuate cosi', siate saldi nei vostri principi e padroni del vostro destino
tutti i lavoratori oppressi vi sono vicini
Grazie del sostegno, ragazzi.
Uniti, possiamo farcela!
NE SONO CERTA :)
Certo che questa storia fa proprio ridere...COBAS e UGL a braccetto!!!Nun se pò sentì!!!!!...della serie W i comunisti e W i fascisti...
Siamo per il libero pensiero...e nel campo lavorativo la fede politica non conta...conta solo chi fa gli interessi dei lavoratori...ma ci sarà qualcuno a farli?! :)
Cara Regina come puoi veramente pensare una cosa del genere?...hai mai fatto un giro sul sito del UGL e su quello dei COBAS?da una parte striscioni con caratteri fascisti e dall'altro falce e martello...le ideologie, nel sindacato, contano e come!!!!è come se al governo si alleano la Destra e Rifondazione per contrastare Berlusconi..quanto tempo credi possano durare insieme?
Scusate, ma state parlando della sede di Comdata Torino?
No, perché mi sa che qualcuno si è preso un granchio.
Non mi pare ci siano (o ci siano stati) COBAS - né tantomeno UGL.
Da dove arrivano queste informazioni?
no raven, qualcuno ha postato il proprio commento nel posto sbagliato, stanno parlando di comdata care, roma.
GHEBBA
Che tristezza di commento, proprio vero che la madre degli imbecilli è sempre incinta!
post di Regina 17 Maggio h. 20:49:basta politica e basta ideologie smentite dai fatti,stica di dx centro o sinistra, ci serviva un sindacato e il voto è andato alle persone che speriamo rappresentino i lavoratori.
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