Lavoratori ex Vodafone in Comdata Care: dopo il PdR a che punto siamo?
Quella appena trascorsa è stata una settimana molto intensa per noi dipendenti Comdata Care: ci siamo riuniti in assemblee per valutare la proposta di un Premio di Risultato che subito dopo siamo stati chiamati a votare. Ormai tutti conosciamo l'esito di tale votazione.
L'Ipotesi di Accordo è stata accettata dalla maggior parte del personale Comdata Care e quindi l'accordo è stato convalidato. A Roma abbiamo espresso le nostre perplessità su tale testo e come Rsu abbiamo lasciato ai colleghi la scelta di quale voto esprimere e Roma, unica sede in tutta Italia, ha bocciato a stragrande maggioranza (hanno votato praticamente tutti i colleghi presenti in turno il 16/9) quell'accordo, che però, lo ribadisco, è stato comunque accettato dalla maggioranza delle altre sedi italiane. La democrazia è davvero
un valore da difendere e quindi, pur rimanendo le perplessità, rispetto la scelta della maggioranza dei colleghi che evidentemente non hanno condiviso i dubbi di noi romani. Sarà poi il Tempo a dirci, nei fatti, se le nostre perplessità erano giustificate oppure no.
Voglio però prendere spunto da quanto accaduto a Roma sia durante le assemblee sia col voto espresso, per fare e condividere con tutti alcune riflessioni circa la nostra situazione in azienda.
Partiamo dall'inizio. Oggi ci troviamo ad essere dipendenti Comdata Care in quanto abbiamo subito un torto: siamo stati oggetto di una falsa Cessione di Ramo d'Azienda! Su questo, credo, non ci sono dubbi, tanto che la maggior parte di noi in tutta Italia ha deciso di fare causa a Vodafone. Tale Cessione è stata poi accompagnata da un accordo sindacale sottoscritto da cgil, cisl e uil che da subito abbiamo valutato non soddisfacente in quanto non solo, nella migliore delle ipotesi, ha trasformato un contratto di lavoro a tempo indeterminato in contratto di fatto a termine (7 anni), ma lascia la possibilità a Comdata Care anche all'interno dei 7 anni di licenziarci se, ad esempio, dovesse dichiarare esuberi o se dovesse fallire.
Sappiamo tutti che la presunta cessione è stata per Vodafone uno strumento per liberarsi di circa 1000 lavoratori o troppo fastidiosi o troppo costosi, e per Comdata l'occasione di collocarsi tra Vodafone e il nostro lavoro, e di guadagnare su di esso, visto che utilizziamo gli stessi sistemi e rispondiamo alle stesse indicazioni (vedi Strong Authentication) degli ex colleghi ancora in Vodafone.
Eppure in questi 3 anni che siamo in Comdata cgil, cisl e uil non hanno mai neanche tentato di aprire un confronto serio con l'azienda per darci più garanzie di stabilità occupazionale o per tentare di sanare il torto subito ma si sono limitati a sottoscrivere due Premi di Risultato: uno nel 2008 che per fortuna è stato bocciato, altrimenti oggi ci troveremmo a non aver preso un centesimo di premio e ad aver dato in cambio la flessibilità d'orario per i Part Time; l'altro è quello di questi giorni che, al di là delle valutazioni di merito, non sfugge a nessuno riguarda pochi spiccioli, specie se confrontato col Premio che avevamo in Vodafone.
Durante le assemblee romane i lavoratori tutti, tranne una decina che ancora si sentono vicini a slc-cgil e a fistel-cisl, hanno duramente attaccato i rappresentanti nazionali di tali sigle fondamentalmente
per queste ragioni e per queste stesse ragioni hanno deciso di votare no a un Premio di Risultato che hanno valutato incerto e soprattutto umiliante.
La reazione dei rappresentati nazionali di slc-cgil e fistel-cisl è stata incomprensibile:
- attacchi personali fatti vigliaccamente alle singole rsu al di fuori delle assemblee evidentemente per timore di dover sostenere l'inevitabile risposta a difesa che sarebbe scaturita dai lavoratori in massa, ma che ritengo essere solo il sintomo di quanto l'accoglienza romana sia stata per loro bruciante;
- accuse ai colleghi romani di farsi ?imbabolare? dalle proprie rsu, come se fossero persone senza una testa propria e non fossero in grado di intendere e volere;
- anatemi sui romani che, invece di mettersi l'anima in pace per quanto accaduto e accontentarsi del poco che generosamente l'azienda (che guadagna sul nostro lavoro) può darci, si ostinano a volersi opporre a questa condizione di ceduti, fino al punto che se un giorno l'azienda dovesse decidere di licenziarli gli sta bene perchè se la sono proprio cercata! Ma non dovrebbero essere proprio loro a difenderci e a far si che questo non possa mai accadere? Proprio non si capisce per quale motivo chi subisce un torto debba mettersi l'anima in pace! E poi sappiamo bene che per tutti, romani e non, "buoni" e "cattivi" arriverà il giorno che saremo messi alla porta.
Ma ciò che appare, più di ogni altra cosa, inconcepibile e decisamente allarmante è assistere come per queste organizzazioni l'unico nemico appare essere costituito da quei lavoratori e quelle organizzazioni sindacali che non fanno le loro stesse valutazioni, mentre nulla dicono o fanno circa cosa debba essere fatto per obbligare Vodafone a ripagarci del torto subito!
Ho deciso eccezionalmente di scrivere a tutti i colleghi d'Italia (avrei preferito farlo a nome dell'intera Rsu di Roma, ma le mie colleghe non si sono trovate d'accordo) non per amore di polemica che poco ci può aiutare, ma nella speranza di fornire, specie nelle sedi dove non c'è contraddittorio, un diverso spunto di riflessione su quanto ci sta accadendo, visto che ciò che ci accadrà dipende molto da quello che ogni giorno viviamo. Invito ogni collega che abbia voglia di confrontarsi con questo punto di vista a scrivere a questo indirizzo. Concludo con le parole di Seneca, un grande uomo del passato, che mi appaiono illuminanti:
Estremamente breve e travagliata è la vita di coloro che dimenticano il passato, trascurano il presente, temono il futuro: giunti al momento estremo, tardi comprendono di essere stati occupati tanto tempo senza concludere nulla.
Serena
Rsu Cobas Comdata Care Roma
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