CHE FARE DOPO IL VOTO
L’ipotesi di accordo ha avuto 406 voti per il SI (il 57,43 %), 291 voti per il NO (il 41,16 %) e 10 voti tra bianche e nulle (l’1,41 %).
A Roma ci sono stati 91 SI (45,5%) 108 NO (54%) e 1 bianca (0,5%).
PER QUALCUNO LA STORIA POTREBBE ESSERE FINITA QUI…
MA PER NOI NON È COSÌ!
Prima di tutto, ci dispiace registrare che certe modalità con cui si sono svolte le operazioni di voto (per citarne alcune: la mancanza di una commissione elettorale super partes ad Ivrea, l’assenza del controllo dei lavoratori sulle operazioni di voto in alcune sedi, le operazioni di scrutinio iniziate in momenti differenti) hanno gettato dubbi sull’esercizio di un diritto fondamentale dei lavoratori. Sarebbero bastate alcune accortezze e un maggiore rispetto delle regole democratiche per evitare che questo accordo, già sofferto e combattuto, fosse anche accompagnato da dubbi sulla regolarità del voto.
Ora comunque, è importante decidere con quali azioni proseguire
Prima di tutto bisogna organizzarsi per far partire le cause individuali.
Numerose sentenze hanno dimostrato che la giustizia può dare torto a chi usa le leggi solo per fare soldi sulla pelle delle persone.
Potete rivolgervi a noi per chiarire dubbi o avere indicazioni su come muovervi.
Attraverso la consulenza degli avvocati esperti in materia possiamo mettere in atto le azioni più utili per avviare le cause.
Stampate TUTTO quello che pensate vi possa tornare utile (nel dubbio STAMPATE!) e fatevi fare il conteggio degli rc (è un vostro diritto che non possono negarvi) perché andranno inseriti nelle cause.
E’ importante però che la nostra lotta non si esaurisca nell’aspetto legale. La nostra vicenda deve essere l’inizio di una vertenza solidale che ci vede protagonisti insieme a tutti i lavoratori delle aziende esternalizzate.
Tutti, esternalizzati e non ancora esternalizzati, dobbiamo essere consapevoli che spetta anche a noi lottare per impedire che le aziende possano disporre della vita dei lavoratori costringendoli ad un perenne stato di precarietà.
Non bisogna smettere di fare pressione sulla politica per pretendere una modifica della legge 30, peraltro già promessa da chi ora sta al governo.
I nostri cartelli VENDESI sono diventati un simbolo e dobbiamo continuare ad utilizzarli in tutte le occasioni che abbiamo di manifestare contro la legge 30 e contro la precarità. Non dobbiamo smettere di rivendicare il diritto ad un FUTURO che sia degno di questo nome per noi, per tutti i lavoratori e per le generazioni che verranno.
Infine, riteniamo che in tutta questa vicenda ci siano delle gravi responsabilità delle segreterie sindacali di SLC CGIL, FISTEL CISL e UILCOM UIL
Sono responsabili di aver accettato di incontrare l’azienda il giorno 19 ottobre, giorno dello sciopero, di non aver intrapreso un percorso democratico, di non aver ascoltato la maggioranza dei lavoratori che diceva di non fare ancora la trattativa. Si sono assunti la grave responsabilità di dare una accelerazione alla trattativa nel momento in cui la forza dei lavoratori era al massimo. Così facendo, hanno di fatto messo una pistola alla tempia di 914 lavoratrici e lavoratori dicendogli: vuoi i diritti per 7 anni o niente?
Per questo motivi riteniamo che le segreterie nazionali di SLC CGIL, FISTEL CISL e UILCOM UIL debbano dimettersi. E’ un atto dovuto, una assunzione di responsabilità per non aver rispettato il volere dei lavoratori che rappresentano.
Accettiamo l’esito del voto, ma siamo ugualmente convinti che questo sia stato un vero disastro per la tutela dei diritti dei lavoratori.
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Delegati SLC CGIL Vodafone Roma
Alberto Bolli
Roberto Di Palma
Federico Sciarpelletti
Alberto Sciacca
Alessia Valentini
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1 commento:
Sappiate che nonostante cio` che vi hanno detto nelle assemblee c`e` chi vi vuole bene e vi appoggia in tutto e PER TUTTO!
CI MANCHERETE!!
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