martedì 18 febbraio 2014

Valleverde non “cammina” più: sottratti 10 milioni, perquisizioni in sei città

E anche di questi 130 lavoratori non si sente parlare...esistono solo quelli della Fiat.
Proviamo a dargli un pò di voce.

Il Cets

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/cronaca/valleverde_rimini_bancarotta_finanza_calzaturificio/notizie/465276.shtml

RIMINI - Perquisizioni a catena in sei città del nord, nelle abitazioni e negli uffici dei vertici vecchi e nuovi del calzaturificio Valleverde, per l'indagine del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Rimini sul fallimento della Spes Spa e ora anche della Valleverde Srl. Per quest'ultima, che avrebbe dovuto gestire gli asset dell'azienda di Coriano di Rimini, è stato invece chiesto il fallimento il 19 gennaio. Protestano i 130 dipendenti del calzaturificio, anche sotto casa del curatore fallimentare, e i nuovi manager li appoggiano contro il sequestro giudiziario dell'azienda in esecuzione a fine mese, ma la preoccupazione di Gdf e Procura è che i lavoratori abbiano avuto informazioni fuorvianti e che vengano strumentalizzati.

Secondo i finanzieri, attraverso un intreccio societario e l'utilizzo strumentale del concordato preventivo sono stati sottratti all'azienda almeno 10 milioni di euro. Sono sette gli imprenditori e manager che il pm Luca Bertuzzi ha iscritto nel registro degli indagati per bancarotta. Tra questi Armando Arcangeli, fondatore dell'originaria Valleverde Spa e ideatore dello slogan che invitava a «camminare in una Valleverde», e il direttore generale Antonio Gentile che poi ha assunto l'incarico di liquidatore della Spes, la società in cui si era trasformata la prima Spa e che avrebbe dovuto traghettare lo storico calzaturificio verso il concordato preventivo.

Tra gli indagati anche manager e imprenditori che, con la Valleverde Srl appositamente costituita, avevano ottenuto in gestione gli asset inaffitto dalla Spes, che con il ricavato avrebbe dovuto ripianare i debiti come da omologa del concordato. Nella Srl sono indagati l'amministratore Enrico Visconti, residente a Desenzano del Garda; Ernesto Bertola, di Brescia; David Beruffi, di Castiglione delle Stiviere, responsabile finanziario. Indagato anche Raffale Piacente, di Roma, e una dipendente della Srl.

Nelle perquisizioni in case e uffici - nelle province di Brescia, Mantova, Milano, Rimini (anche a Coriano) e Roma, quindi non solo del nord - i militari hanno sequestrato documenti e materiale informatico. L'affitto d'azienda per la gestione del calzaturificio e del magazzino, produzione e marchio compresi, che doveva servire a ripagare i debiti della Spes, non è stato mai pagato dalla nuova Valleverde Srl: secondo la Gdf era tutto programmato, con accordi, tanto che una denuncia di truffa della nuova gestione contro la vecchia, accusata di aver fatto sparire parte del magazzino, è considerata artificiosa dalla Guardia di finanza.

La nuova gestione sostiene che la sparizione del magazzino avrebbe fermato il pagamento del canone, ma secondo la Procura sarebbe solo un marchingegno escogitato per dirottare denaro verso altre società. I lavoratori sono senza stipendio da tre mesi e protestano convinti delle ragioni dei nuovi vertici e i manager oggi, in una risposta alla lettera aperta dei dipendenti contro il sequestro giudiziario, protestano pure contro l'esecuzione del provvedimento, previsto sia per i negozi sparsi in Italia sia per il complesso aziendale di Coriano.


Martedì 21 Gennaio 2014

sabato 15 febbraio 2014

Renzi...ma lo sai chi è Pietro Ichino?


Ichino: "Ministro con Renzi? Renderei più incisiva la riforma Fornero"
Intervista a Pietro Ichino di maria Zegarelli - L'Unità

Senatore Pietro Ichino, se Renzi diventa premier lei sarà sicuramente ministro. Le ha praticamente assegnato il posto di Elsa Fornero...
«Ministro, non lo so... Quel che è certo è che questa è una lunga storia, già due anni fa Renzi mi chiamò a Firenze per farsi spiegare il Codice del lavoro semplificato. E organizzò un seminario su questo progetto di riforma. Poi la scorsa estate mi ha chiesto di lavorarci per il suo programma. Tra noi la consonanza su questo terreno, come sugli interventi per la pubblica amministrazione, data da allora».
 
Bersani ritoccherebbe la riforma del mercato del lavoro del ministro Fornero. Se fosse lei ministro?
«Quella riforma è un primo passo significativo, anche se timido, nella direzione giusta, cioè verso una riunificazione del mercato del lavoro e quindi verso il superamento del dualismo protetti-non protetti. Ha reso un po' più flessibile il lavoro a tempo indeterminato e introdotto alcune norme di contrasto al precariato. Ma serve un intervento più coraggioso e incisivo in entrambe le direzioni».
 
Che cosa si dovrebbe fare?
«Per prima cosa semplificare. La legge Fornero è illeggibile e aggiunge 100 pagine alle 2mila già esistenti della nostra legislazione sul lavoro. Occorre ridurre la legislazione di fonte nazionale a un unico testo facilmente leggibile dai milioni di persone interessate. Il Codice semplificato, che insieme a 54 altri senatori Pd ho presentato nel 2009 e che ora Renzi propone di varare, è costituito da 59 articoli in tutto, scritti in modo chiaro chiaro e semplice, traducibile in inglese. Sarebbe uno straordinario biglietto da visita, per attrarre gli investitori stranieri che oggi sono tenuti lontani anche dalla illeggibilità e intraducibilità del nostro diritto del lavoro».

Se lei dovesse indicare un argomento forte di cambiamento per convincere gli elettori a cosa punterebbe?
«La mia idea-forza è la flex security: tutti i lavoratori a tempo indeterminato, a tutti le protezioni fondamentali, a cominciare dalla protezione antidiscriminatoria, ma nessuno inamovibile. A chi perde il lavoro deve essere garantita la necessaria sicurezza economica e professionale. Si può fare da subito anche qui in Italia».
 
Ichino in Italia non c'è il rischio che alla flessibilità in uscita non corrisponda la flessibilità in entrata e si creino ulteriori fragilità a danno dei lavoratori?
«Anche in questo periodo di crisi in Italia si stipulano ogni anno due milioni di contratti di lavoro regolare a tempo indeterminato. Le società di outplacement ricollocano sul territorio nazionale i lavoratori che vengono loro affidati entro una media di sei mesi. Certo, questo servizio costa caro, ma costa molto di più tenere la gente in cassa integrazione per 5 o 6 anni come facciamo oggi. Si può sostituire il controllo giudiziale sul licenziamento per motivo economico con un trattamento complementare di disoccupazione, che scatta per il secondo anno se l'impresa non è riuscita a ricollocare il lavoratore entro il primo anno. Sarebbe un forte incentivo ad attivare i migliori di outplacement. Se poi le Regioni coprissero, come dovrebbero, i 2/3 o i 4/5 del costo tutto diventerebbe sopportabile».
Che giudizio dà del faccia a faccia tra i candidati?
«È andato molto bene. Si è dimostrato che se al meccanismo delle primarie si dà il respiro necessario, diventano un fattore di rafforzamento straordinario del partito».
 
C'è qualcosa che Renzi avrebbe dovuto spiegare meglio?
«Diverse cose, ma capisco la difficoltà di concentrare concetti anche complessi in un minuto e mezzo. Avrebbe forse potuto spiegare meglio agli italiani la responsabilità gravissima di un ceto politico che ha indotto il Paese per 30 anni a consumare l'equivalente di 30miliardi di euro ogni anno in più rispetto a quello che era in grado di produrre, collocando il debito sulle spalle di figli e nipoti. E avrebbe forse potuto anche spiegare meglio la strategia europea dell'Italia avviata con successo in questo primo anno da Monti
 
Solo queste annotazioni?
«Ce n'è un'altra: la sua cravatta viola. Matteo non può rappresentare solo la Fiorentina, deve rappresentare senza discriminazioni anche noi milanisti».

http://www.partitodemocratico.it/doc/246296/ichino-ministro-con-renzi-renderei-pi-incisiva-la-riforma-fornero.htm

Complimenti Renzi, sai scegliere veramente bene i tuoi prossimi ministri...all'Industria e Sviluppo Economico un tagliateste mondiale (Vittorio Colao) e al Ministero del Lavoro un altro convintissimo tagliateste (Pietro Ichino), tra l'altro ex dirigente sindacale della Fiom-Cgil e soprattutto avvocato della Vodafone nel contenzioso riguardante la ns cessione. Solo questi due personaggi garantiscono un tracollo nel mondo del lavoro dipendente e soprattutto sono due personaggi che vanno a braccetto a far danni per l'Italia già con le loro professioni private, figuriamoci con degli incarichi pubblici.
Solo due parole...CHE SCHIFO!

venerdì 14 febbraio 2014

Renzi...ma lo sai chi è Vittorio Colao?!

Squadra snella: 50 in lizza per dodici posti
Alfano resta vice, tra i tecnici spunta Colao

La lista pronta in 7 giorni. I nomi di Flick per la Giustizia ed Emiliano per i Trasporti.

ROMA - I nomi che circolano superano di gran lunga i 50 ma se è vero, come pare, che Matteo Renzi vuole un governo snello, composto da 12-13 ministeri, molti rimarranno inevitabilmente delusi. Per saperlo, bisognerà aspettare l’ultimo momento, come è stato per la formazione della segreteria democratica. Perché Renzi è tanto rapido nel prendere decisioni quanto lesto nel cambiarle, se necessario. E così ci sono pochissimi punti fermi per costruire l’ipotetica squadra di governo, alla cui composizione lavora, oltre a Renzi, anche Graziano Delrio. Squadra che, dicono al Nazareno, sarà pronta in 7 giorni.
VICEPREMIER CONFERMATO - Si comincia con il ruolo più delicato, quello di vice premier. Renzi ha sempre detto di non gradire vice, ma l’ultima voce parla di una conferma di Angelino Alfano a vice presidente del Consiglio, senza deleghe. Per il ruolo, delicatissimo, di sottosegretario alla presidenza del Consiglio sono in corsa il portavoce del partito Lorenzo Guerini e l’attuale ministro Graziano Delrio, che però viene dato favorito anche per l’Interno.
Sui ministeri bisognerà fare i conti con gli alleati. Si parla di cinque ministri del Partito democratico, uno di Scelta Civica e dei Popolari per l’Italia, due del Nuovo centrodestra. A completare, personalità «tecniche» o comunque di estrazione non politica.
L’ECONOMIA IL VERO REBUS - La poltrona che scotta di più è quella dell’Economia. Fabrizio Saccomani, tra i più criticati dei ministri di Letta, dovrà sicuramente fare le valigie. Al suo posto potrebbe arrivare Lucrezia Reichlin, candidata vicegovernatrice alla Bank of England. Ma i pretendenti sono molti: ci sono anche Tito Boeri, Pier Carlo Padoan e Fabrizio Barca. Ma anche Lorenzo Bini Smaghi, presidente di Palazzo Strozzi a Firenze.
Altro ministero chiave, il Lavoro. Qui si contendono la poltrona due personalità molto diverse: l’ex segretario pd e Cgil Guglielmo Epifani e la giovane Marianna Madia, lanciata in Parlamento anni fa da Walter Veltroni (con un terzo incomodo, lo stesso Barca). Alla Giustizia si parla con insistenza del centrista Michele Vietti, ma è spuntato anche il nome del presidente emerito della Corte costituzionale Giovanni Maria Flick. Praticamente certa nella squadra la giovane Maria Elena Boschi: per lei si parla delle Riforme ma non è escluso che nel risiko delle poltrone finisca poi per essere destinata alla Cultura (dove sono in lizza anche Gianni Cuperlo e Matteo Orfini) o ai Rapporti con il Parlamento (che potrebbe però rimanere a Dario Franceschini o passare a Roberto Giachetti). E al Pd potrebbe traslocare anche il dicastero in mano a Maurizio Lupi, le Infrastrutture: sarebbe in corsa il sindaco di Bari Michele Emiliano, insidiato dal collega di Salerno Vincenzo De Luca, che però sembra più che altro essersi autocandidato con il discorso di ieri in Direzione. E si parla anche di Emanuele Fiano alla Difesa.
I MANAGER - Dal mondo dell’imprenditoria potrebbe arrivare l’amministratore delegato di Luxottica, Andrea Guerra, dato come possibile all’Industria ma anche allo Sviluppo Economico. Per quest’ultimo dicastero circola la voce di Vittorio Colao, numero uno mondiale della Vodafone.
Nella squadra degli uscenti dovrebbero essere riconfermati il ministro degli Esteri Emma Bonino, il collega all’Ambiente Andrea Orlando e la Ncd Beatrice Lorenzin. Tra i nomi noti, circolano da giorni quelli di due personalità di campi diversi: lo scrittore Alessandro Baricco e l’imprenditore e fondatore di Eataly Oscar Farinetti. Tra i volti noti di cui si vocifera, ci sono Arturo Parisi, alla Difesa e Bruno Tabacci, uno dei leader del Centro democratico. Tra i papabili, anche un esponente di Sinistra e Libertà: il sindaco di Cagliari Massimo Zedda. E tra chi ci spera c’è anche il toscano Riccardo Nencini, leader dei socialisti, che appoggiò Renzi alle primarie di Firenze.
Ma naturalmente la composizione avverrà solo all’ultimo e dovrà fare i conti con i difficili equilibri della squadra di governo, oltre che delle dinamiche interne del Partito democratico. E degli accorpamenti. Perché, spiega Angelo Rughetti, «questa volta non si lavorerà più tanto sulle singole competenze ma sugli obiettivi e sui programmi, che vedranno lavorare insieme forze diverse. Sinergie e accorpamenti saranno inevitabili».

http://www.corriere.it/politica/14_febbraio_14/squadra-snella-50-lizza-dodici-posti-alfano-resta-vice-tecnici-spunta-colao-d6be77a4-953d-11e3-9c90-b9ccf089642e.shtml

Renzi, fossi in te Vittorio Colao lo farei ministro del Lavoro, visto che scegli la gente senza sapere chi è, quindi perchè non dare un tale ministero a chi che è esperto in licenziamenti mondiali?!