domenica 28 giugno 2009

Cessione Vodafone

Ne parla Marco Travaglio nel suo libro "Italia Anno Zero" da pag. 230 in poi.
Ricostruisce la puntata andata in onda in quel periodo e fa delle considerazioni economiche sociali che ovviamente bocciano tali speculazioni.

Provvederemo ad aggiornarlo....

venerdì 26 giugno 2009

Premio di risultato: cosa sta succedendo?

*PIANO DI INCENTIVO O PDR?

**335 EURO O 2725,00 EURO?*

Se e` gia` tanto brava da sola l'azienda a creare confusione e false aspettative con comunicazioni incerte e poco trasparenti, diviene addirittura fuorviante, a qualcuno in malafede potrebbe apparire proprio strumentale, la comunicazione pervenuta da slc cgil che cavalca la facile onda del malcontento generale per una reale perdita economica subita a distanza di 20 mesi dal passaggio in Comdata Care e cerca di far passare per ORO quanto con lucidità e consapevolezza il 74% dei dipendenti dell'azienda hanno giudicato INADEGUATO.

E' a dir poco infelice il tentativo di riproporre come punto di partenza per un nuovo tavolo sul pdr stralci dell'accordo integrativo bocciato dai lavoratori per di più con commenti che sono palesemente errati e fuorvianti e ignorando aspetti determinanti per il raggiungimento di quel premio di risultato.

A tal fine vi alleghiamo il testo integrale di quell'accordo e vi sottolineiamo i punti che probabilmente ne hanno determinato la bocciatura e comunque gli aspetti che già all'epoca abbiamo evidenziato come assolutamente negativi.

FRANCHIGIA: la franchigia introdotta da quell'ipotesi di accordo era di 10 giorni e non di due settimane (14 gg)! L'azienda affermava e Cgil, Cisl eUil accettavano che essendo questo un premio DI RISULTATO era giusto distribuirlo in base all'effettiva presenza dei lavoratori.

Ma, a parte la franchigia, cosa prevedeva quel modello di PdR?

EBITDA: parametro internazionale che, banalizzando, misura la differenza tra lavoro fatturato (le entrate) e costo di tale lavoro (spese sostenute, a lordo di certe spese non conteggiate nel parametro). Ogni anno l'azienda fissa un risultato da ottenere: per il 2008/2009 era stato concordato che il premio fosse erogato se l'EBITDA fosse stato pari al 5% del fatturato. Basta che sia POCO O POCHISSIMO PIU' BASSO per perdere completamente il Premio. Per quanto la speranza sia l'ultima a morire non abbiamo avuto dall'azienda notizie confortanti su l'EBITDA dell'anno fiscale che sta per chiudersi.

ATTENZIONE Il modello di PdR a cui eravamo abituati e che come Coordinamento nazionale Cobas vorremmo ripristinare, aveva degli ammortizzatori: se anche si raggiungeva solo il 90% dell'obiettivo posto per quell'anno, il PdR NON veniva competamente perso, ma VENIVA EROGATO IN MISURA MINORE.

PRODUTTIVITA' E QUALITA': in quell'ipotesi di piattaforma integrativa, una volta raggiunto l'obiettivo EBITDA fissato, dal 2009/2010 in poi era prevista l'introduzioni anche dei parametri correttivi in base alla produttività e alla qualità di cui non erano stati definiti i dettagli. Vi ricordiamo come tali parametri hanno determinato una riduzione del 20% del valore dell'incentivo per il mercato CREDITO nello scorso bimestre che dovrà essere scalato dalla già esigua cifra di 335 euro LORDI per un fulltime!!!

*Tutti voi sicuramente lo ricordate, come ricordate tutti quei punti legati piu` strettamente ai nostri diritti, al nostro quotidiano, che quell'accordo ci toglieva.**Eppure chi ce lo sottoponeva erano gli stessi che avevano sottoscritto l'accordo di cessione, perche` tanto per noi non sarebbe cambiato nulla!**

Il fatto e` che se i lavoratori in tanta maggioranza dicono di non volere una cosa, e questa e` invece tanto desiderata dall'azienda, un sindacato responsabile sostiene le istanze che i Lavoratori portano avanti, non continua a pubblicizzare i desideri del padrone; altrimenti chi sta rappresentando?*

Il coordinamento nazionale Cobas Comdata Care ha rinnovato la richiesta all'azienda ufficialmente il 20 gennaio 2009, il 2 giugno 2009 e lo rinnoveremo ancora per presentare le istanze dei lavoratori.

*C4 Roma*

Piano di incentivo

Ciao,

in questi ultimi giorni è forte il disappunto fra tutti noi per le ultime notizie dell'Azienda sul Piano di incentivo. Pare, infatti, non fosse chiaro a tutti i colleghi del nostro sito che nel calcolo del 70% delle presenze individuali che davano diritto all'erogazione della quota di incentivo raggiunta rientrassero tutte le forme di assenza (rol, ferie, malattia, 104,permessi studio, ecc.).

Ci chiediamo se questo equivoco è da imputare esclusivamente ad una nostra superficialità o non, piuttosto, ad una scarsa chiarezza delle comunicazioni aziendali. Certo, ci rincuora non poco che nello stesso errore interpretativo siano incorsi anche le colleghe ed i colleghi di altre sedi della nostra Azienda, ad esempio Ivrea, dove le Rsu hanno pubblicato il comunicato che Vi alleghiamo. Dal canto nostro, non possiamo che ribadire la posizione espressa dalle nostre Rsu e dalla Segreteria Slc-Cgil con il comunicato pubblicato il 27 gennaio scorso e che, per comodità, Vi alleghiamo. In quel documento le Rsu e la Segreteria Territoriale Slc Cgil sottolineavano che il Progetto di incentivo costituiva un'iniziativa unilaterale dell'Azienda che presentava due rischi:

1) elargire il beneficio economico solo ad una piccola parte di dipendenti;

2) mettere in atto azioni discriminanti fra colleghi.

In quello stesso documento si sottolineava l'importanza dell'istituzione del Premio di Risultato (PdR) perché esso:

1) è concordato tra le parti (Azienda e OO.SS.);

2) è raggiungibile per tutti i dipendenti;

3) ha una durata quadriennale.

Auspichiamo si possano aprire spiragli di una trattativa a livello nazionaleper tornare a discutere nuovamente del PdR, magari partendo dall'Ipotesi di Accordo siglata il 16 settembre 2008 e sottoposta al nostro voto il 29 e 30settembre 2008, con esito negativo.

In essa:

1) si garantiva il Premio di Risultato (PdR) fino al 2012;

2) si riconosceva per l'anno fiscale 2008/2009, l'erogazione di una quota di PdR, ad esempio per un FT al 5° livello di E. 2725,00 lordi;

3) si garantiva l'erogazione del Premio non solo a tutto il personale a tempo indeterminato, ma anche al personale con contratto di apprendistato e di inserimento e al personale somministrato. L'unico limite stabilito per il riconoscimento del PdR era costituito da una franchigia di due settimane di assenza per malattia, superati i quali si prevedeva una riduzione proporzionale del Premio di Risultato: cioè se ne prendeva una percentuale in meno in rapporto ai giorni di assenza per malattia. Chiaramente tale limite non è stato accettato all'inizio dai sindacati, ma è il risultato di una trattativa. Certo, si introduce un principio che non condividiamo, ma oggi, guardando alle “regole del piano di incentivazione aziendale, ci convinciamo che quella forma di incentivazione è migliore di un piano unilaterale dell'azienda e garantisce un minimo di dignità a tutte le persone. Per comodità, riportiamo quanto era contenuto nel testo: “

Il valore del P.d.R. sarà ridotto di tante quote giornaliere quanti sono i giorni di assenza nell'anno fiscale ad esclusione delle ferie, dei permessi retribuiti, dell'astensione obbligatoria per maternità, dei giorni di ricovero ospedaliero ivi compresi i day hospital e dei permessi retribuiti ex legge n. 104/92 fatta salva la franchigia per assenza per malattia paria 10 giorni in ragione d'anno. Nell'eventualità si dovessero creare le condizioni per riaprire una trattativa di II livello in cui discutere nuovamente del Premio di Risultato, ci auguriamo tutti che, nell'interesse comune, riusciremo ad analizzare gli eventuali risultati con maggiore serenità.

Comitato degli Iscritti SLC-

N.B. La presente e_mail è un'iniziativa del Comitato degli Iscritti SLC CGIL di Comdata Care Roma.

sabato 20 giugno 2009

COMDATA CERNUSCO

Portiamo in evidenza un commento postato da un collega...

sono dipendente indeterminato di Comdata Cernusco (ex Televoice): la nostra sede 160 lavoratori circa, tutta ristrutturata lo scorso anno per una spesa di 800.000 euro, chiude e nei mesi di luglio e agosto verremo tutti trasferiti a Milano Kulisciof, 30 km di distanza, con l'incognita anche della cassa integrazione (ieri vertice Rsu e sindacati a Milano). Tutto questo e' successo nel giro di 1 mese praticamente, e sappiate che le nostre commesse (DHL, MPE, Italcogim, H3G, RCS) vanno molto bene!!!! H3G verra' forse spostata a Lecce e RCS non si sa ed il perche' se vanno bene si chiude, ce lo domandiamo tutti qui! I sindacati non hanno saputo contrapporsi e le RSU non sono state incisive...e noi credevamo in loro. Voi delle sedi storiche lo sapevate?

martedì 16 giugno 2009

COMDATA CARE CONDANNATA PER ATTIVITA' ANTISINDACALE

Il 4 maggio 2009: il Tribunale civile di Roma, III sezione civile lavoro, condanna la società Comdata Care S.p.A. per attività antisindacale nei confronti dell’Organizzazione sindacale Cobas del lavoro privato consistita nel diniego di procedere a trattenuta sulle relative buste paga dei dipendenti che avevano richiesto cessione del credito mensile in favore dell’Organizzazione sindacale Cobas del lavoro privato.Tale sentenza dimostra come le motivazioni addotte dall’azienda fino ad oggi erano del tutto pregiudiziali dell’organizzazione sindacale scelta a stragrande maggioranza dai dipendenti Comdata Care di Roma, e non solo, perchè ritenuta maggiormente rappresentativa.

leggi la sentenza

mercoledì 10 giugno 2009

Comdata S.p.A. si espande e a Torino manda a casa centinaia di precari

Lettera ai mezzi di informazione e alle istituzioni



Siamo un gruppo di lavoratori e di lavoratrici della sede torinese della Comdata SpA, tutti con contratti a tempo determinato e con scadenze che vanno dalla metà di maggio alla metà di luglio. Ci troviamo costretti a scrivere ai mezzi di informazione e alle istituzioni per far conoscere la nostra situazione e aprire uno squarcio di luce sull’utilizzo della precarietà nelle aziende della cosiddetta “new economy”, anche nei periodi di crisi.

Comdata SpA è una grande azienda specializzata in attività di Customer Care, Contact Center Inbound e Outbound, Help Desk multilingue, Servizi di supporto alla gestione del cliente, Analisi e sviluppo di progetti e soluzioni di gestione documentale e CRM, archiviazione ottica e cartacea. Impiega ufficialmente 5800 dipendenti, il 90% dei quali in 16 call centers, fra i quali più di 500 persone nella sede di Torino.

Comdata SpA si presenta, attraverso il suo sito web, come “un partner affidabile e vicino alle vostre esigenze… Scoprite la nostra filosofia per dare valore al vostro business… Una realtà di successi, grandi progetti, opportunità concrete”… Opportunità concrete sicuramente non ce ne sono per i suoi dipendenti. Infatti, nonostante i 300 milioni di fatturato dell’anno scorso, le acquisizioni di un ramo d’azienda di Vodafone (914 operatori nel 2007), il controllo e l’acquisizione di altre 10 aziende del gruppo, una ricapitalizzazione da 12 milioni e mezzo di euro fatta ad inizio anno, le prospettive di stabilizzazione occupazionale sono un miraggio. Invitandovi ad osservare quanto sta avvenendo nelle sedi di La Spezia, Asti, Scarmagno, Ivrea, Milano, Olbia (con ricorso massiccio alla cassa integrazione, ferie forzate e sedi a rischio chiusura), vi possiamo solo dire che, al dicembre 2008, su un totale di circa 600 dipendenti nella sede di Torino, poco meno della metà era a tempo determinato, in spregio a quanto stabiliscono la Costituzione, la legge 368/01, il CCNL e un accordo interno del 2007 che stabiliva un rapporto in percentuale fra indeterminati e determinati prima 60/40 e poi negli anni successivi, 80/20.

Ora siamo giunti alla scadenza dei nostri contratti a termine e abbiamo pensato di prendere la parola. Finora non lo abbiamo quasi mai fatto per quella maledetta, comprensibile, paura di essere additati come “rompiscatole” e quindi nella speranza che il nostro “silenzio” ci permettesse di continuare a lavorare in questa azienda. Purtroppo, visto che nessuno parla di noi, e nessuno parla con noi (neanche le organizzazioni sindacali e le RSU), non ci resta altro da fare che comunicare quello che pensiamo.

Abbiamo la certezza non solo dei nostri futuri licenziamenti, ma anche di essere stati raggirati. Abbiamo il sospetto che, stante quello che abbiamo scritto sopra (e che è tranquillamente verificabile nel sito dell’azienda e alla Camera di Commercio), l’intenzione dell’azienda sia mandare a casa i precari, mettere in cassa integrazione i colleghi a tempo indeterminato, sfruttare i finanziamenti dello Stato (che paga la cassa) e diversificare gli investimenti in qualche settore più redditizio e con costi del lavoro più bassi. Con un impatto drammatico nella regione Piemonte, dove la crisi economica già morde da mesi e dove ritrovare un lavoro in questo momento è quasi impossibile.

Ma c’è dell’altro: lavoriamo per la Comdata Spa da molto tempo (da un minimo di 1 anno e mezzo a un massimo di 2 anni e mezzo). Lo abbiamo sempre fatto con scrupolo e professionalità, in diverse commesse, spesso ottenendo livelli di qualità superiori ai nostri colleghi dipendenti delle aziende committenti. Lo abbiamo fatto pensando di far parte di un’azienda seria, (qualche quotidiano l’aveva definita “virtuosa”), che si distinguesse dalle tante che operano sul mercato attraverso contratti a progetto e operazioni spregiudicate e cialtronesche. Sappiamo che in questi anni l’azienda è cresciuta, sia dal punto di vista dell’espansione delle sedi sul territorio nazionale e all’estero, sia sul piano delle partnerships con altre aziende, sia su quello del fatturato e dei ricavi. Per questo reagiamo con sconcerto, preoccupazione e rabbia, alla prospettiva, per moltissimi di noi, di dover andare a casa dopo anni. Le scuse che ci vengono propinate sono che l’azienda va male perché si farebbe troppa mutua, o che la produttività sarebbe scarsa, o che le commesse “telefoniche” vanno male, o che nella commessa ENI (sulla quale lavorano la maggior parte di noi a Torino) con l'arrivo dell'estate arrivano meno chiamate perchè, come ci hanno detto i nostri team leader, ENI E' UNA COMMESSA STAGIONALE.... Ma soprattutto siamo incazzati neri per il fatto che nessuno si degna di spiegarlo ai diretti interessati (cioè noi, quelli coi contratti in scadenza), mentre a chi viene convocato vengono fatte passare le giustificazioni più grottesche (come aver fatto troppe assenze, quando queste assenze erano sostanzialmente permessi studio universitari), oppure gli viene comunicato uno “stop and go” di più di 20 gg, o addirittura a tempo indeterminato, “fino a quando riprenderanno le commesse”. Per Stop and Go si intende che alla scadenza del secondo rinnovo del contratto a termine ti lasciano a casa e ti richiamano dopo una ventina di giorni per farti un nuovo contratto (nel frattempo hai perso tutta l'anzianità accumulata nei periodi precedenti). Il tutto senza un minimo feed-back operativo (molti di noi, già lasciati a casa, erano totalmente sconosciuti al responsabile del personale nonostante avessero lavorato per circa 2 anni in azienda). Infine, la notizia, all’indomani dell’incontro fra alcuni operatori “prescelti” e l’amministratore delegato, che ci sarà la “strage degli innocenti” fra i tempi determinati in scadenza.

Abbiamo contribuito in questi anni alla crescita economica e produttiva di questa azienda e non accetteremo passivamente di essere accompagnati alla porta senza tanti complimenti. Non accetteremo passivamente di fare le vittime sacrificali di interessi e strategie aziendali che se ne infischiano degli esseri umani e guardano solo alle quadrature dei bilanci (leggi: i profitti). Riteniamo una provocazione che, contemporaneamente alla decisione di licenziarci, si attaccano volantini dove si decantano le più disparate partnership con aziende prestigiose. Con che faccia si presenta l’immagine virtuosa di chi ha speculato sul nostro lavoro?

Abbiamo già avvertito l’azienda che non staremo con le mani in mano e, alla luce delle evidenti illegittimità commesse in relazione ai nostri inquadramenti contrattuali e alle motivazioni che essa adduce per i nostri licenziamenti, porteremo avanti tutte le iniziative in sede legale e di lotta per difendere il nostro posto di lavoro. Perché per riuscire a trattare con l’azienda, non ci rimane che trattarla male…

Operatori/trici “determinati” della sede di Torino

info determinati@gmail.com


PS: In che condizioni ambientali e di sicurezza si lavora nella sede di Torino

La Sede di Torino in via Carlo Alberto si divide in tre piani: nei primi due ci siamo noi operatori al terzo gli uffici amministrativi.

I condizionatori (utilizzati sia il riscaldamento che per il raffreddamento, quindi tutto l’anno), nei primi due piani dove lavoriamo, sono nella parte superiore tutti rotti e pieni di polvere. L’unica manutenzione che viene effettuata è la sostituzione dei filtri nella parte inferiore degli apparecchi, una volta l’anno. I suddetti condizionatori restano accesi lo stesso. I CASI DI MALORI ALL’INTERNO DELL’AZIENDA continuano a moltiplicarsi.

Durante l'esercitazione antincendio svolta a maggio per i primi due piani mancava un responsabile e ogni Team leader diceva la sua. E nel caos più assoluto sia al primo che al secondo piano noi operatori ci siamo ritrovati per qualche minuto fermi al centro della sala in attesa di comunicazioni. In questo quadro grottesco alcuni dipendenti si sono fatti anche male e per una di queste è venuta anche l'ambulanza (per inciso, questa collega è una delle decine già mandate a casa per mancato rinnovo del contratto a tempo). Non vogliamo immaginare cosa sarebbe successo se l'incendio fosse stato reale.

In cortile, luogo dove noi operatori effettuiamo le nostre pause, ci sono da diversi mesi mattonelle traballanti o rotte che ci mettono a rischio di possibili infortuni, quanto in caso di spostamento o rottura si va sotto di 40cm circa. Le suddette mattonelle continuano a rimanere lì, anzi se ne rompono altre, ma l'azienda non prende alcun provvedimento.

Al primo piano le più elementari condizioni di sicurezza non vengono rispettate in quanto da ogni postazione di lavoro e sono più cento fuoriescono da un pozzetto decine di cavi che ci ritroviamo tra i piedi con i possibili rischi che tutti noi possiamo immaginare.

sabato 6 giugno 2009

Selfin, tensione proprietà-operai

Alla ex Pirelli si prospetta il ricorso alla mobilità. Morteo, vicenda al capolinea
Ancora tempi bui per il settore industriale in provincia di Caserta. Aziende un tempo fiore all'occhiello del territorio, sono da tempo in crisi, scomparse o finite in mani poco raccomandabili. Un terzo delle imprese in profonda crisi si trova proprio nel casertano, venti per la precisione. Ultime vertenze, ma solo in ordine di tempo quella della ex Pirelli e della Rieter. E alla Selfin è tensione tra proprietà e lavoratori.

Maria Beatrice Crisci

" un quadro abbastanza avvilente quello che si presenta ai nostri occhi nella provincia di Caserta relativamente al settore industriale. Nel territorio di Pignataro Maggiore la situazione è sempre più critica. All'ex Pirelli, infatti, il management aziendale prospetta ben 80 esuberi per l'intero gruppo italiano e per questi già è stato annunciato il ricorso alla mobilità. I tagli potrebbero toccare anche il sito casertano che conta 150 unità. "Non conosciamo ancora nel dettaglio i provvedimenti che saranno adottati", fanno sapere i sindacati, "ma certamente ci batteremo perchè si possa accedere alla mobilità in modo del tutto volontario quale strumento di accompagnamento alla pensione".
Per la Rieter già impegnata in un programma di riorganizzazione le cose non vanno certo meglio dal momento che diventa sempre più problematica la trattativa aperta sul programma di armonizzatori contrattuali che dovrà riguardare sia i lavoratori di Marcianise che di Pignataro Maggiore.
Continua, intanto, il braccio di ferro tra Selfin azienda di servizi informatici e i lavoratori casertani dopo che il gruppo torinese ha deciso di optare per la cig per 13 settimane per 45 lavoratori.
"L'azienda resta convinta", sottolineano i sindacati, "che non ci sono alternative in mancanza di lavoro, dopo che è stato portato a termine il piano di smaltimento delle ferie".
La Rsa ricorda però che il gruppo Comdata ha acquisito la Selfin forte di un contratto quinquennale con la Ibm di 50 milioni di euro, a supporto di tutte le attività di rilancio del gruppo "Rilancio che non si intravede", si legge in una nota, "tanto da far ritenere che l'acquisizione di Selfin non abbia solide ragioni industriali e per questo vengono messe a rischio le sorti di tanti dipendenti". Va detto, poi, che la cassa integrazione che partirà dal primo giugno si aggiunge alle 6 settimane già effettuate nei mesi di febbraio e marzo scorso.
Alla Morteo di Sessa Aurunca la situazione non è certo migliore. La vicenda sembra in questo caso arrivata al capolinea dopo gli impegni non mantenuti dall'imprenditore Sartori. Il segretario provinciale della Fiom Cisl Maria Cacciapuoti con l'amaro in bocca sottolinea che "l'auspicio e che le lettere di licenziamento vengano ritirate e che si pensi ad un piano di rilancio dell'azienda. Si deve ripristinare la cassa integrazione in deroga così come è stata firmata fino a dicembre del 2009". Sono 350 i cassaintegrati e 250 gli operai dell'indotto rimasti senza lavoro.
Il sindaco di Sessa Aurunca più volte ha fatto appello alle istituzioni per una risoluzione della vertenza, ma al momento non c'è nessuna novità. "L'unica speranza rimane", ricorda la sindacalista della Cisl, "l'incontro di giovedì a Vicenza, allora si conoscerà il futuro della Morteo Industrie".

Dal sito http://www.denaro.it/VisArticolo.aspx?IdArt=566761

mercoledì 3 giugno 2009

COMDATA OLBIA (la nave affonda....?)

Operatrice 187 da OLbia!
Tutto tace. L'azienda non parla.
Sembra la normalità e invece tutti in feria forzate da settimane.
L'azienda non da nesuna comunicazione, si vocifera una possibile cassa integrazione o un chiusura del site nonostante siamo al 90%indeterminati!
Ma è possibile?
Nel giro di un mese la situazione è crollata non entra una chiamata.
Solo 30 giorni fa i TL gridavano e minacciavano perchè vendissimo adsl e telefoni. E noi lì a cercare di convincere l'anziano di 80 anni a fare l'alice.
Da indiscrezioni sembra che l'azienda sapesse di questa situazione da mesi ma non si è adoperata per una nuova commessa di proposito per sfoltire i dipendenti.
Se qualcuno sa qualcosa per favore parli!
Questo silenzio è insoportabile, ho figli e casa da pagare sono disperata.
E' colpa nostra? E' colpa della mancate produttività? Ma a cosa serve il contratto indetrminato se poi di punto in bianco ci sbattono fuori?
Qualcuno ci sta suggerendo di lincenziarci prima che la barca affondi ma questa è una zona depressa e non si trova lavoro.
Ho sempre fatto quello che mi dicevano, seguire direttive completamente prive di senso e lavorare praticamente in batteria con i limiti assurdi che imponevano e questo e il loro rigraziamento!
Cosa faccio?
Aiuto!

lunedì 1 giugno 2009

Dimissioni Rsu 2

Buongiorno a tutti,
accolgo con piacere la scelta di slc-cgil di riconoscere infine ai Lavoratori la possibilita` di scegliersi realmente la propria rappresentanza sindacale, e pertanto daremo anche noi come COBAS subito seguito a tutte le operazioni necessarie affinche` queste libere elezioni abbiano luogo il prima possibile.
Siamo anche noi lieti di pensare che la prossima RSU non avra` nessun ostacolo allo svolgimento democratico delle proprie funzioni, nessuna logica di imposizione nè ostruzione delle proprie espressioni, elementi che sono certamente ben piu` che semplici alibi; e pertanto siamo lieti di augurare buon Lavoro anche noi alla RSU che verra`.
Ci auspichiamo che la SLC-CGIL voglia portare questo percorso e questa scelta democratica anche nelle altre sedi di quest'azienda, nelle quali e` giusto divulgare la loro democratica posizione; ci auspichiamo che quanto accade nella nostra sede sia solo l'inizio di un indispensabile riconoscimento dei diritti dei Lavoratori che si espanda a macchia d'olio.
Resta inteso che la struttura COBAS e la sottoscritta saranno comunque disponibile in questo breve periodo di vacatio per tutte le problematiche dei Lavoratori e che la sottoscritta rimane in carica come Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza fino a nuove elezioni.

Buon lavoro
Rosanna D'Apolito e COBAS del Lavoro Privato