sabato 29 dicembre 2007

L'avete firmato già tutti?


Oltre all'importante firma da apporre per la petizione del 2112 proposta da Sergio Zannutto (banner a destra), volevo sottolineare l'importanza di sottoscrivere la richiesta del referendum banalmente chiamato "contro la precarietà".
Riporto per chiarezza il manifesto, per la firma basta andare QUI

Per l’attuazione dei referendum contro la precarietà e per la democrazia sindacale

I firmatari del presente appello, considerando la precarietà uno dei peggiori mali della nostra società che impedisce a giovani e meno giovani di costruirsi un futuro, che riduce certezze e diritti, che ostacola qualsiasi possibilità di cambiamento in positivo della società civile, che affossa la solidarietà e la giustizia sociale, ritengono opportuno accompagnare alle mobilitazioni ed alle lotte che si sono messe in atto sino ad oggi e che sicuramente continueranno nel prossimo futuro, uno strumento democratico e di massa come il Referendum abrogativo.

Una ipotesi aperta che, partendo dalle Legge 30 e dalla Legge 276 relative ai lavori atipici e passando alla Legge 368 che regola specificatamente i contratti a tempo determinato, vada ad intercettare anche la richiesta diffusa di maggiore democrazia sindacale attraverso l'abrogazione parziale dell'Art. 19 dello Statuto dei Lavoratori, nella parte che discrimina le organizzazioni sindacali non firmatarie di contratto, eliminando un assurdo giuridico e politico che ha messo nelle mani dei datori di lavoro il riconoscimento della controparte sindacale.

Il 16 Ottobre alcuni giuslavoristi e alcuni precari e rappresentanti sindacali di base hanno depositato in cassazione tre quesiti referendari sul lavoro precario e sulla democrazia sindacale nei posti di lavoro. I quesiti sono finalizzati ad eliminare le maggiori storture del mercato del lavoro presenti nell'attuale legislazione ed a ripristinare la democrazia sindacale.

- abrogazione totale della Legge 30 e del decreto legislativo di attuazione 276 del 2003;
- abrogazione parziale del Decreto Legislativo 368 del 2001 sui contratti a tempo determinato.
- abolizione delle parole: nell'ambito delle organizzazioni sindacali che siano firmatarie di contratti collettivi di lavoro applicati nell'unità produttiva; dell'art. 19 della Legge 300/70.


I firmatari del presente appello sostengono il Comitato Promotore che non si ritiene il detentore unico dei quesiti referendari depositati,considerandoli una proposta aperta a modifiche, ampliamenti ed integrazioni.

http://www.bastaprecarieta.org/

venerdì 28 dicembre 2007

CASO WIND

La vergognosa ipotesi di accordo è stata bocciata dalle assemblee dei lavoratori che hanno dimostrato di avere dignità.

Bravi ragazzi.

Mi chiedo... ma ci rendiamo conto di chi sono i nostri ministri?
Come si possono di fatto avallare certe strategie aziendali?

Ometto, non a caso ma solo per disgusto, ogni qualsivoglia commento sui sindacati che l'hanno siglato.... ho avuto un nauseante dejà vu.

mercoledì 26 dicembre 2007

27 dicembre: sciopero Comdata (dal blog esternalizzati.ilbello.com


Comdata: Proclamate 8 ore di sciopero sulle sedi di Torino, Ivrea, Scarmagno, Asti, La Spezia e Olbia, con presidio all’ingresso
A fronte dell’ interruzione della trattativa sul secondo livello di contrattazione
(24 dicembre 2007)

Inaspettata la rottura delle trattative in COMDATA S.p.a dopo un anno di attento e consapevole lavoro svolto dal Sindacato e dai lavoratori tutti, confermato da un accordo sulle stabilizzazioni che ci aveva fatto ben sperare per il percorso successivo.
Comdata, nota per la recente acquisizione del ramo di Vodafone S.p.a, che ha coinvolto 914 lavoratori destando preoccupazione per il mantenimento delle condizioni economiche, contrattuali e forte attenzione alla stabilità occupazionale degli stessi; Comdata che ha risposto a queste preoccupazioni ribadendo la centralità del “valore dell’uomo” nella propria politica aziendale e che ha fornito grandi rassicurazioni sul solido profilo economico in costante e forte crescita.
Valore dell’uomo e crescita di fatturato: queste sono le basi che sono venute a mancare durante l’ultima fase di trattative che andavano delineando la distribuzione di parte degli utili ai lavoratori ( p.d.r.), i passaggi inquadramentali e i buoni pasto come temi principali.
Comdata ha detto NO. Ha detto no a tutte le richieste onerose annunciando che “non c’è torta da dividere” rinnegando dunque, quanto poco meno di due mesi fa, in occasione dell’acquisizione del ramo Vodafone, era diventata la base delle rassicurazioni date ai lavoratori.
Comdata e l’Unione Industriali di Torino, dichiarando di non avere intenzione di “trattare con le RSU”, hanno chiuso il dialogo con la delegazione sindacale. Rinnegando la loro rappresentatività, rifiutandosi di ascoltare le migliaia di lavoratori che da anni permettono all’Azienda di crescere in modo esponenziale; gli stessi lavoratori che portano i profitti all’interno della stessa che vanno a coprire i costi degli investimenti e delle acquisizioni e si trovano costretti a vivere con 900 euro al mese.
A fronte di questa situazione INACCETTABILE, le RSU/RSA proclamano uno sciopero di 8 ore per il giorno 27 dicembre 2007 con relativo presidio davanti all’ingresso di ogni sede, auspicando la massima partecipazione dei lavoratori e l’attenzione degli organi di stampa che tanto hanno seguito la vicenda Comdata-Vodafone degli ultimi mesi.
presidio su Torino, Via Carlo Alberto, 22 dalle 8 alle 18presidio su Ivrea, Via Jervis, 77 dalle 8 alle 18presidio su Asti, Via Guerra, .5 dalle ore 6.00 alle ore 18.00
18.12.2007
Le RSU/RSA Comdata

sabato 22 dicembre 2007

Buon Natale!


Auguri di Buone Feste a tutti i colleghi esternalizzati e non e alle vostre famiglie!


Il Cets


"Italia, addio giorni di gloria" (da TGCom)

Il Times boccia il nostro Paese

"I giorni di gloria sono finiti e l'Italia si appresta a diventare vecchia e povera". E' il giudizio impietoso che il Times dà del nostro Paese, spiegando che "gli standard di vita sono caduti dietro quelli della Spagna e i politici sono vecchi e stanchi" e quindi "adesso i tristi italiani pensano che il loro futuro sia orribile". Ma per Luca Cordero di Montezemolo, interpellato dal giornale britannico, "al di là del malessere diffuso, la speranza c'è".
Secondo il quotidiano inglese ''c'è un senso di angoscia nazionale in Italia in questo scorcio di 2007'' in cui ''per la prima volta la Spagna ha superato l'Italia in termini di standard di vita'' e in cui si sente ''sul collo il fiato della Grecia''. Il problema, dice il Times, non riguarda solo prezzi e salari, con un mood che ''raggiunge il cuore del dibattito dell'Italia con se stessa sulla propria anima e identita'''. Nessun profeta in patriaGli italiani, con Fabio Capello ct della nazionale inglese e Carla Bruni ''che ha conquistato il cuore del presidente francese'' stanno ricoprendo ruoli importanti nel mondo, tuttavia, in patria, ''sono consumati da un senso di declino nazionale''. In particolare, la sensazione è che ''il passato è la gloria dell'Italia, ma ne è anche la sua prigione, con la politica e l'economia dominate da una gerontocrazia, mentre gli imprenditori e i politici più giovani sono tenuti a freno''. Arte in crisi, politica vecchiaA giudizio del quotidiano anche l'arte fa fatica: ''Sebbene - si legge nell'articolo - ci siano buoni registi, non c'è nessuno che possa essere paragonato a Fellini o Visconti, e Monica Bellucci, con tutta la sua bellezza, non è Sofia Loren (e in ogni caso vive a Parigi)''. Prendendo spunto dal libro "La Casta", il Times si sofferma poi sugli sprechi della politica, con ''il Quirinale che costa quattro volte quanto Buckingham Palace'' e sottolinea le criticità del mondo del lavoro dove ''prevale una mentalita' di lavoro per tutta la vita'', con posti assegnati ''non sul merito ma attraverso una rete di favori reciproci e legami familiari noti come 'raccomandazione' (in italiano, ndr)'' e con scioperi a ripetizione. ''Perfino il nucleo familiare italiano - continua il Times - una volta baluardo (con la Chiesa Cattolica) della societa' italiana, e' in declino, con un aumento dei tassi di divorzio, una bassa natalita' e l'incremento dei genitori single'', anche se la famiglia ''continua a rappresentare un rifugio per i giovani italiani''. Povera ItaliaIl quotidiano punta poi il dito sulla povertàdelle famiglie (11%), i costi dell'energia, la forza dell'euro che colpisce l'industria del lusso e la concorrenza dall'Asia sul tessile. Il risultato, conclude il Times citando la ricerca dell'Università di Cambridge, ''è che gli italiani sono i meno felici d'Europa'', anche se ''c'è una speranza'': ''In Sicilia - ricorda il quotidiano - il potere invalidante della mafia è finalmente contrastato dagli imprenditori, quasi tutti quarantenni con esperienza in campo europeo, che rischiano la vita rifiutandosi di pagare il pizzo''.

mercoledì 19 dicembre 2007

Thyssen, morto sesto operaio (da TGCom)


Rosario Rodinò aveva 26 anni
Non ce l'ha fatta nemmeno Rosario Rodinò. L'operaio di 26 anni, rimasto gravemente ferito nell'incendio scoppiato all'acciaieria ThyssenKrupp di Torino e ricoverato presso il reparto grandi ustionati dell'ospedale Villa Scassi di Genova, è morto. A darne notizia è la direzione sanitaria del nosocomio. E' la sesta vittima del rogo nell'acciaieria torinese. Il giovane aveva ustioni sul novanta per cento del corpo.
Il rogo si era sviluppato nella notte fra il 5 e il 6 dicembre scorso nello stabilimento torinese della multinazionale. Il nome di Rodinò si va aggiungere alla lista che già annovera Antonio Schiavone, 36 anni, Roberto Scola (23), Angelo Laurino (43), Bruno Santino (26) e Rocco Marzo (54), che è deceduto domenica scorsa. Resta ricoverato in gravissime condizioni un settimo operaio, il ventiseienne Giuseppe Demasi. Accertate le cause dell'incendio, la procura di Torino sta cercando di definire le responsabilità. Per ora gli indagati sono tre, ma alla luce di quanto sta emergendo, il quadro potrebbe essere modificato. I magistrati contano di chiudere le indagini entro la fine di gennaio.Torino, tensione al funerale di Rocco MarzoIntanto si sono svolti a Torino, nella parrocchia di San Giovanni Maria Vianney nel quartiere di Mirafiori sud, i funerali di Rocco Marzo, il quinto operaio morto nel rogo del 6 dicembre. Tensione durante le esequie con Ciro Argentino, sindacalista della Fiom e compagno di lavoro delle vittime, che ha stracciato il nastro che cingeva la corona inviata dall'azienda e ha urlato ai dirigenti che entravano in chiesa (c'era anche l'amministratore delegato, Harald Espenhahn): ''Avete le mani sporche di sangue''. La funzione funebre è stata officiata dall'arcivescovo di Torino, cardinale Severino Poletto, e concelebrata, fra gli altri, da don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele. In chiesa la presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, il sindaco e il presidente della Provincia di Torino, Sergio Chiamparino e Antonio Saitta. Il cardinale è apparso molto commosso, anche perché era giunta notizia della sesta vittima deceduta nell'ospedale di Genova: ''La solidarietà della città è grande, anche l'azienda si è unita nella solidarietà, ma non basta. Serve un sussulto. Solo ieri in Italia sono morti altri 5 operai. Quella della sicurezza sul lavoro è un'emergenza nazionale''.

martedì 18 dicembre 2007

Incidenti lavoro: luci al Colosseo


(ANSA)-ROMA, 18 DIC -Il Colosseo e' stato illuminato in solidarieta' delle vittime sul lavoro, l'iniziativa e' stata organizzata da Cgil, Cisl e Uil di Roma e Lazio. Hanno partecipato anche il sindaco di Roma, Walter Veltroni, e i tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. Ai piedi del Colosseo, dalla parte che guarda verso l'Arco di Costantino, e' stato esposto uno striscione con la scritta 'Mai piu''. Circa 200 persone partecipano alla fiaccolata.
Venerdì 7 dicembre 2007Comunicato dei Segretari Generali Nazionali di CGIL, CISL, UIL (tratto da Vodafone People):
I segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti lanciano l'allarme dopo gli ultimi morti sul lavoro. ''Non è più tollerabile questo continuo stillicidio, ognuno deve assumersi le proprie responsabilità''.A partire da lunedì, quando Torino si fermerà, i segretari generali chiamano il mondo del lavoro a tre giorni di lutto e invitano i lavoratori ad esprimere sui luoghi di lavoro la propria partecipazione al cordoglio con un segno visibile, una fascia nera al braccio.Nei prossimi giorni Cgil, Cisl e Uil promuoveranno importanti iniziative per la sicurezza, affinchè questa strage finalmente si arresti.***I dati della strage resi pubblici il 09/12/2007:da lunedì 1 gennaio a sabato 8 dicembre 2007, sono morte sul lavoro... 984 Persone,e la strage continua.


Tratto dal nr. 55 del mensile "Valori"

Tradito due volte (di Federica Fusco)


Il taglio dei rami secchi non risparmia nemmeno l’inventore degli sms solidali: è uno dei 914 esternalizzati.

FRANCESCO FORASTIERE LAVORAVA AL CALL CENTER VODAFONE di Roma.
Oggi continua a gestire i contratti dei clienti della compagnia telefonica, ma come dipendente
della Comdata.
È uno dei 914 esternalizzati. Con un dettaglio in più. Perché la sua storia è diversa dalle altre?
Perché sono stato tradito due volte. Come tutti gli esternalizzati, sono stato “ceduto” a un’altra azienda più piccola, con meno garanzie e meno certezze. In più non è stato minimamente considerato quello che ho dato a Vodafone.
A che cosa si riferisce?
Nel 2000 ho avuto un’idea per un servizio da lanciare: un sms per fare beneficenza. Ne ho parlato con i team leader, ho inviato una email all’amministrazione e ho usato il canale di comunicazione “Fai sentire la tua idea” che dava ai dipendenti la possibilità di esprimere
suggerimenti e pareri. Nel 2002 ho visto la mia intuizione diventare realtà. In occasione del tragico crollo della scuola elementare di San Giuliano, il Tg5 lanciò insieme a Vodafone la possibilità di donare un euro inviando un sms. In pochissimi giorni furono raccolti tre milioni.
E l’azienda ha riconosciuto il suo contributo?
Non in modo ufficiale, né in termini economici. Ma il 16 Giugno 2005, durante il “Focus on us”, momento di confronto tra dipendenti e dirigenti Vodafone, l’amministratore delegato Pietro Guindani ha riconosciuto la mia paternità sull’sms solidale, divisa con altre due persone. Quella che era nata come Omnitel è diventata un’azienda leader a livello internazionale anche grazie al lavoro dei suoi dipendenti. Ora però pare essersene dimenticata. .
Tradito due volte.

Toc toc... c'è nessuno in casa??? (4)

Dopo 19 giorni il "varco" sul soffitto è stato chiuso e sigillato.
Grazie per il pronto intervento, ma visto che siamo quasi sotto le feste potevamo lasciare ancora per un pò il cielo in una stanza, affinchè Babbo Natale e la Befana potessero usufruire del varco già aperto!

domenica 16 dicembre 2007

Cartella sanitaria e di rischio lavorativo

Ieri mi è stata recapitata la documentazione relativa alla mia condizione sanitaria controllata, verificata e certificata in questi anni dalla ns vecchia azienda.
Ho avuto questa sensazione.....un' ulteriore conferma del calcio nel fondoschiena che abbiamo ricevuto con l'esternalizzazione.
Mi viene da ridere a leggere l'esito delle PSEUDO visite che viene riportato nella cartella.....l'incontro con un medico che ti batte con il martelletto sulle ginocchia per verifichare i riflessi, che ti fa fare 2 piegamenti per appurare lo stato di elasticità fisica, che ti chiede "Accusa qualche disturbo?"...può essere considerato tutto ciò alla stregua di una visita medica?!
Eppure il plico consegnatomi è di notevoli dimensioni; dimensioni che racchiudono un vuoto....il vuoto dovuto alla mancanza di considerazione, di rispetto, di stima che questa azienda, nata e cresciuta, grazie a noi, semplici e motivati lavoratori, si è "dimenticata" di riempire!
E' stata capace di farci accumulare delusioni su delusioni senza adottare uno stile di comunicazione adeguato e d'obbligo per chi gestisce delle persone e non solo dei numeri!
"Cara vecchia azienda" non voglio più sentir parlare di te, se hai ancora cose da inviarci...strappale, bruciale, buttale, ma fammi un favore....SPARISCI!

La Regina

mercoledì 12 dicembre 2007

Tratto dal nr. 55 del mensile "Valori"

Mamme Vodafone in vendita. Solo una coincidenza?

Ceduta a Comdata una fetta della compagnia telefonica e il 10% del personale. I lavoratori temono di restare a casa. I sindacati ottengono qualche garanzia. Le dipendenti donne accusano: «Hanno voluto farci fuori». L’azienda smentisce sdegnata. Ma, intanto, il 50% delle lavoratrici colpite a Milano sono mamme da meno di tre anni.

ERA UN VENERDÌ COME UN ALTRO, il 14 settembre a Milano. Un salto in edicola prima di entrare in ufficio. Sole24Ore, pagina 25. “A Comdata i servizi Vodafone”,“Vodafone pronta a cedere parte dei servizi di gestione a supporto del cliente... cinque centri in Italia... diverse centinaia di lavoratori”. Come? Chi? Significa che ci licenzieranno? Un vero e proprio fulmine a ciel sereno per Milena, 37 anni, dipendente della filiale milanese della compagnia telefonica. Insieme agli altri 9.149 dipendenti Vodafone, ha saputo in questo modo, dalle pagine di un quotidiano, di rischiare di essere “esternalizzata”. L’azienda stava cioè cedendo alla torinese Comdata (vedi ) le proprie attività di back office (i servizi di assistenza al cliente come l’attivazione e la cessazione dei contratti) e di gestione del rischio crediti. Ma stava per essere “ceduta” anche una parte consistente dei dipendenti dell’azienda, 914 in tutto, il 10 per cento del totale, in cinque sedi: Milano, Ivrea, Roma, Padova e Napoli. Questi lavoratori in pratica
avrebbero continuato a fare quello che facevano prima, ma non più alle dipendenze di Vodafone, bensì di Comdata, che sarebbe diventata (in realtà lo era già da anni) fornitore di un servizio per la compagnia telefonica.
Detto, fatto.
Dopo un mese e mezzo da quel venerdì, la cessione è diventata realtà. «All’inizio di novembre abbiamo ricevuto una raccomandata, in cui ci annunciavano dove e quando avremmo dovuto presentarci per iniziare il nuovo lavoro. O meglio il vecchio lavoro con il nuovo capo», racconta
Milena. Gli scioperi, i presidi sotto i call center, gli incontri tra i sindacati e l’azienda sono serviti a ottenere qualche garanzia per i lavoratori, ma non abbastanza, dicono le organizzazioni di categoria. Ad esempio non è affatto chiaro che cosa succederebbe ai lavoratori nel caso in cui
Comdata decidesse di recedere dal contratto con Vodafone. Che fine farebbero i lavoratori? Resterebbero alle dipendenze dell’azienda torinese? Verrebbero reintegrati nella compagnia telefonica? O si ritroverebbero senza un lavoro?
Qualcosa di strano
Che cosa c’è di strano nel fatto che un’azienda decida di vendere una parte della propria attività? Ha tutto il diritto di farlo, sostengono i vertici Vodafone. «Questo è vero, se vengono garantiti i diritti dei lavoratori – replica un rappresentante della Rsu (la rappresentanza sindacale unitaria) della sede di Milano – Peccato che in questo caso qualcosa di strano ci sia. Primo, nell’uso distorto dello strumento della cessione del ramo d’azienda, lacosiddetta “esternalizzazione”. Era nata con la legge Biagi come strumento a tutela dei lavoratori di aziende in crisi, invece, è diventata un’arma ad uso esclusivo delle aziende per tagliare i costi del personale. Spesso l’esternalizzazione diventa l’anticamenra del licenziamento». «Non c’è nessuna motivazione industriale per la decisione di Vodafone – continua il rappresentante della Rsu – Perché un’azienda con 8,1 miliardi di euro di fatturato in Italia decide all’improvviso di cedere il 10 per cento del proprio personale, tra l’altro di un settore che fino al giorno prima aveva indicato come uno dei più efficienti e redditizi? Solo motivazioni di natura finanziaria, per tagliare i costi del
personale». «Ma l’elemento più grave è il modo in cui hanno scelto chi esternalizzare – aggiunge
Milena –. Guarda caso è stato preso di mira proprio un reparto con un elevato numero di donne e di mamme. Come non pensare a una volontà precisa di liberarsi di questa scomoda categoria di lavoratori?». È questa l’accusa, non da poco, lanciata alla Vodafone, che naturalmente smentisce. Ma Milena porta numeri e statistiche per provare le sue parole. Il 70% dei lavoratori colpiti a Milano sono donne, di cui un 50% mamme con bambini fino a 3 anni. E la percentuale si ripete simile nelle altre città. Qualche dubbio è legittimo. .

sabato 8 dicembre 2007

Seconda puntata

A grande richiesta, il seguito del racconto scritto da Piper.


DIALOGO AL PARCO TRA NONNI

Nonno Umberto e Nonno Aristide:

N.A.: Aò Bongiorno sor Umbè!
N.U.: Oh, bongiorno Arì
N.A.: ‘mbè che te stai a legge? Er coriere d’osporte? Aò hai visto Totti domenica?…
N.U.: See bonanotte! Ma che coriere e gazzetta! Arì ma che Totti e Totti, ‘sto a legge ‘a politica, a cronaca…
N.A.: ‘Fa ‘npò vede?! L’Unità, Repubblica, er Messaggero… E com’è aò? L’ultima vorta che hai comprato l’Unità era vivo Togliatti era vivo… che me so perso quarcosa? Aumenteno le penzioni? c’è ‘na rivoluzione?
N.U.: Ari’, so preoccupato!
N.A.: De che, de la pròstata?
N.U.: See de mele! Ma che prostata Arì!!! So preoccupato pe mi nipote!
N.A.: Ihh! Er tu nipote?! Ma che se drogà? Se fa i così lì… gli spillini!?
N.U.: Arì, a parte che se chiameno spinelli, e poi ‘co quello che guadambia…me sa che lo spacciatore manco ce parla co lui! Ma no, che droga Arì, er problema è er lavoro!
N.A.: Ma come scusa, ma tu nipote nun lavora pe quella ditta, quelli dei telefoni, quella de Totti…
N.U.: Si e lavora pure ‘co Gattuso! Arì la vodafonne, o vedì che te stai a rincojoni co stò calcio???
N.A.: E vabbè era pe fatte capì! Va bè ma ‘nzomma, nun lavora pe la cosafonne??, che ha fatto qualche casino? ha litigato cor capufficio?
N.U.: Noonee!!!, a parte che er capufficcio nun esiste più da li tempi der cucco… e poi no, nun ha fatto nessun casino, anzi, poraccio e’ serio e lavoratore, fa le notti, i turni… Noo, e che hanno venduto la ditta.
N.A.: Ma come? Hanno chiuso a cosafonne? Ma se stanno a fa pure a pubblicità, dice che regaleno pure le machine!
N.U.: Si, a lui però je l’ha portata gattuso… Aridanghete ‘co stà pubblicità!!! Zittete n’attimo che mò te spiego: Allora, mo te faccio un esempio, seguime eh! Allora, tu c’avevi er banco der pesce ar mercato no?
N.A.: Umh, si embè?
N.U.:Embè, ar banco tu c’avevi li scaffali co le seppie, le sojole, li scampi…
N.A.: se li calamari e le triglie! Ho campito, mbè?!
N.U:: Ecco allora, mo tu immaginate che vendi un sacco de pesce, poi un giorno, la moje de tu fio apre un negozio de surgelati
N.A.: Ihh li surgelati ma per l’amor de Dio! I surgelati noo eh!
N.U.: E zittate famme spiegà! Allora dicevo tu nuora apre stò negozio, allora tu che fai? Je cedi er ramo d’azzienda!
N.A.: Er ramo de chee???
N.U.: Er ramo d’azzienda, cioè tu lo scaffale der baccalà lo riempi co quello surgelato che te fornisce tu nuora, così tu lo paghi de meno e te lo rivenni a lo stesso prezzo, e in più c’hai fatto guadambia’ pure tu nuora no?
N.A.: Scusa eh, ma se io le sojole le piavo già belle e fresche dar pescatore ma perché devo fa sto giro?
N.U.: Ahh allora vedi che nun voi capì? Te invece de pja er baccalà dar pescatore e pagallo 10 euri, per rivennelo a 15, lo prendi da tu nuora che l’ ha pagato 3, tu je dai 5 e lei così ha guadagnato 2,
e poi lo rimetti sur bancone de la pescheria tua sempre a 15. Così, i contatti cor fornitore, le magagne e le fatturazioni ce l’ha tua nuora, e te te devi solo limità a vende stì baccala che però all’ occhi de la gente sembreranno sempre lì stessi, ma tu ce guadambi belli belli 10 euri, 5 de più, così un domani che te voi vende er banco fai pure vedè che li guadagni so più alti de prima!
N.A.: E vabbè ho capito ma così è ‘na sòla!!!
N.U.: eh no, perché c’è ‘na legge che te dice che se po’ fa!
N.A: E vabbè ma dall’occhietto der pesce se vede che…
N.U.:Ehh se vede se vede…Si, lo poi pure guardà nell’occhi ma tanto sempre un baccalà è! Chi se preoccupa de lo sguardo de n’baccalà?!.
N.A.: E quindi me voi dì che tu nipote… ha fatto a fine der baccalà??!!!
N.U.: Eh già!
N.A.: A Umbè, meno male che oggi è giovedì!!! Così, gnocchi,* che si poco poco era venerdì e chi c’aveva er coraggio de magnasse er baccalà!
N.U.: aho' artro che magnasselo, quelli er baccalà se lo so già magnato e ric…to
N.A.: Si si, ho capito Umbe', ho capito….

* La tradizione culinaria romana vuole che al giovedì si servano gnocchi, venerdi baccalà, e sabato trippa…

... Continua…
Piper

martedì 4 dicembre 2007

Riceviamo e pubblichiamo

Lettera NON pubblicata sull'assemblea del 26/11/07


Stavolta questa lettera non ci è stata pubblicata e allora, terminati i tempi canonici dell'attesa, la facciamo circolare al nostro interno, perché siamo stati gli unici “testimoni alternativi” dell’assemblea del 26 novembre scorso indetta da SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM, all’auditorium di in via Rieti a Roma, dove presentavano le loro norme sulle cessioni di rami d'azienda. La prima osservazione, ma lo davamo per scontato, è che non hanno fatto alcuna autocritica per non avere mai ostacolato in Telecom Italia e nelle aziende di TLC tutte le esternalizzazioni richieste dal datore di lavoro; per questo sono stati quindi rumorosamente fischiati da molti delegati e semplici lavoratori presenti, anche perché il tavolo di presidenza di cgil-cisl-uil ha, tra l’altro, negato l'intervento a Roberto Di Palma, delegato CGIL Vodafone, perché in disaccordo sulla cessione di 914 dipendenti appena sottoscritta ed anche alle RSU SNATER in quanto non confederali. E' riuscito a conquistare pochi minuti solamente Stefano Torcellan, RSU CGIL e Presidente A.N.L.E. (Associazione Naz. Lavoratori Esternalizzati), che con passione ha cercato di evidenziare l'inadeguatezza della loro proposta di legge che non migliora la vita di chi è già stato ceduto od è in procinto di esserlo, poiché consegna comunque il lavoratore ad una ergastolana precarietà nel cinico mondo delle speculazioni e delle fittizie combinazioni societarie con scadenza programmata. Chiediamo ai giornali che hanno raccontato un’altra assemblea, come sia possibile che cgil cisl e uil non riescano a capire che la loro proposta di vincolare il cedente sulla stabilità occupazionale, per il periodo della commessa o per almeno 48/72 mesi, è un modo per attaccare ed aggirare il contratto a tempo indeterminato, determinando perdite di diritti e di posti di lavoro? Torcellan ha inoltre ricordato i 3000 lavoratori Telecom esternalizzati, in parte fuoriusciti con mirate e “concertate” procedure di licenziamento e collocazione in mobilità (artt 4 e 24 L. 223/91) “pseudo-volontarie” e veracemente indotte. Pur essendo stata apprezzata l’intenzione di modificare l’articolo di legge che ripristinerebbe la preesistenza dell’autonomia funzionale, si è invece trascurato di sostenere il diritto del lavoratore di «opporsi al trasferimento al cessionario del suo contratto di lavoro…», unica vera garanzia di salvaguardia, in consonanza con la giurisprudenza comunitaria e con la proposta di legge del PRC, presentata a febbraio 2007.
Non gli è andata tanto bene, in termini di consenso, neanche con qualche intervento tra tutti quelli "preventivati e filtrati" essendo il tema troppo tormentato e la sofferenza non ha sigle!

Stefano Torcellan dell'Associazione Esternalizzati
Daniela Cortese e Raffaele Trischitta RSU SNATER Telecom Italia Sparkle
Roberto di Palma RSU CGIL Vodafone

METRONOTTE PRECARI

In questo momento è in corso un assalto alla camera dei deputati da parte di un gruppo di metronotte che stanno protestando perchè il loro lavoro è a rischio.

Ora... non è che voglio avallare questi gesti... però una considerazione è d'obbligo.

Non avevo mai sentito parlare prima di questa situazione di precariato dei metronotte.
Cosi' come il 99% della popolazione italiana non ha sentito parlare delle nostre inutili proteste pacifiche sulla cessione ramo d'azienda Vodafone.

Perchè si deve arrivare a questi gesti per avere un posto in prima pagina?

Metronotte, sto con voi.

Ghebba.

SQUITT SQUITT


Così faceva il topolino appena trovato in sala break tra la macchinetta del caffè e il microonde... chissà come stava calduccio...

povero

è stato soppresso.

Ci permettiamo di insistere...

La petizione on line per la proposta di modifica dell'art. 2112 del Codice Civile si è arenata a 460 firme. LA META' DEGLI ESTERNALIZZATI VODAFONE!!!!!!!!

In tutto se ne sono raccolte 1.700.

Ma vogliamo muoverci o no?

E' sconcertante, noi 914 ci siamo passati in prima persona, tanti colleghi del mondo delle telecomunicazioni lottano con queste norme e ne subiscono le conseguenze, ma non solo... può toccare i nostri mariti, le nostre mogli, i nostri amici, parenti, un domani anche i nostri figli se non lottiamo, ADESSO, per loro.

E non sto parlando di chissà quale lotta, sto parlando di una FIRMA, di una voce per dire "ehi, guardate che non sono d'accordo, che c'e' qualcosa che va cambiato, e subito.".

ECCHECAVOLO.