giovedì 29 ottobre 2009

DIFFERENZA TRA IMPIEGATO E DIRIGENTE

Un tipo sta guidando la macchina, quando a un certo punto capisce di essersi perso.
Avvista un uomo che passa per la strada, accosta al marciapiede e gli grida: - Mi scusi, mi potrebbe aiutare? Ho promesso a un amico di incontrarlo alle due, sono in ritardo di mezz'ora e non so dove mi trovo...-
- Certo che posso aiutarla. Lei si trova in un'automobile, tra 40 e 42 gradi latitudine Nord e tra 58 e 60 gradi longitudine Ovest, sono le 14 e 23 minuti e 35 secondi e oggi è venerdì e ci sono 21,5 gradi centigradi...-
- Lei è un impiegato? - chiede quello dentro l'automobile. -
- Certamente. Come fa a saperlo?-
- Perché tutto ciò che mi ha detto è 'tecnicamente' corretto, ma praticamente inutile. Infatti non so che fare con l'informazione che mi ha dato e mi ritrovo ancora qui perso per strada!-
- Lei allora deve essere un dirigente, vero? - risponde stizzito l'impiegato.-
- Infatti, lo sono. Ma... da cosa lo ha capito?-
- Abbastanza facile: lei non sa né dove si trova, né come ci è arrivato, né tanto meno dove andare, ha fatto una promessa che non sa assolutamente come mantenere ed ora spera che un altro le risolva il problema; di fatto, è esattamente nella merda in cui si trovava prima che ci si incontrasse... ma adesso, per qualche strano motivo...risulta che la colpa è mia...........-

CCNL TLC: SLC-CGIL “IL NUOVO MODELLO CONTRATTUALE

Venerdì 23 dopo un lungo braccio di ferro (che fino all’ultimo ha messo in discussione la firma di SLC-CGIL a causa del tentativo di ASSTEL di introdurre deroghe al contratto) è stata siglata l’ipotesi di accordo per il rinnovo del CCNL delle TLC.

“Il nuovo modello contrattuale, al di là dei tentativi goffi di Cisl e Coonfindustria e dei loro uffici stampa, non è passato”. Così dichiara in una nota Alessandro Genovesi, Segretario Nazionale di SLC-CGIL.

“La funzione del CCNL di “garantire la certezza e l’uniformità dei trattamenti economici e normativi comuni per tutti i lavoratori ovunque impiegati nel territorio nazionale” è stata rafforzata, così come la non derogabilità a livello aziendale delle “materie ed istituti già negoziati al primo livello”. La contro piattaforma di ASSTEL che chiedeva deroghe su orari, pause, inquadramento e mercato del lavoro è stata respinta. Poiché il nuovo modello contrattuale si basava proprio sul superamento del CCNL è del tutto evidente che, propaganda a parte, politicamente il successo della CGIL è innegabile”.

“Il rinnovo del CCNL - continua Genovesi - è un rinnovo pulito in ogni sua parte. Non solo per quanto riguarda il rapporto tra le fonti contrattuali, ma anche per gli enti bilaterali. Nascerà un Ente Bilaterale per la sanità integrativa che darà una copertura minima a tutti i lavoratori del settore che oggi ne sono privi (a partire dalle ragazze e ragazzi dei call center). Una sanità integrativa esplicitamente non sostitutiva delle prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale, con 8 euro a carico delle imprese e 2 dei dipendenti. Nascerà inoltre un Agenzia Bilaterale per la Formazione che utilizzerà esclusivamente risorse interne al sistema. I consiglieri dell’Agenzia presteranno la propria opera in forma completamente gratuita.
Altri compiti impropri (a partire da eventuali sostegni al reddito dei lavoratori) non sono contemplati. Chi voleva dar vita ad Enti Bilaterali per l’erogazione degli ammortizzatori sociali dovrà rassegnarsi, il CCNL delle TLC non ne recepisce nulla”.

“Avanzamenti significativi vanno registrati inoltre sul part-time sia in termini normativi che economici (la maggiorazione del supplementare passa dal 15% al 20%); sull’apprendistato (con la specifica che i locali per la formazione interna devono essere distinti da quelli adibiti alla produzione). Sono state migliorate le norme sulle 150 ore e sui permessi esame (con un giorno in più retribuito) ed è stata portata dal 2° al 3° giorno di malattia la franchigia per il certificato medico (da consegnare solo al rientro).

E’ stata fatta chiarezza sull’inquadramento iniziale degli addetti al call center: di fronte alla giungla e al dumping operato (anche con accordi separati a livello locale) da parte di imprese scorrette che sottoinquadravano i lavoratori si è definito una volta per tutte che è il 3° livello quello di ingresso (con relativa sanatoria per tutti entro il 2010). Sarà possibile inquadrare al 2° livello, per un periodo iniziale, esclusivamente i lavoratori privi di esperienza professionale (da qui 3 possibilità: assunzioni con apprendistato, con contratto di inserimento, con un “2° formativo” a fronte di almeno 20 ore di formazione minima, con automatico passaggio al 3° e con la clausola di mantenerne in servizio a tempo indeterminato almeno il 70%).
Una norma chiara che da oggi renderà più agevole la battaglia sindacale (e giudiziaria) contro le imprese più scorrette”.

“Per quanto riguarda infine gli aumenti salariali – sottolinea Genovesi – si esce a regime (per una durata di 3 anni: 1 gennaio 2009-31 dicembre 2011) con 129 euro di aumento (45 a Gennaio 2010; 34 a Giugno 2010; 50 a Giugno 2011) e una tantum di 585 euro, tutto al parametro del 5° livello. L’aumento a regime dei minimi (il valore punto era di 17,01 euro) è del 7,6% .
In base al nuovo modello firmato il 15 Aprile 2009 l’aumento avrebbe dovuto essere di 117 euro pari cioè al 6,7% (1,2% di recupero sul passato biennio di inflazione non depurata + il 5,5% delle previsioni Isae, cioè della nuova inflazione depurata dai beni energetici). Vi sono cioè aumenti superiori, dovuti proprio alla posizione della CGIL per cui l’inflazione va recuperata tutta, perché gli aumenti di benzina e riscaldamento i lavoratori li pagano e – quindi – i loro salari devono essere tutelati anche da questo tipo di inflazione”.

“Politicamente – conclude la SLC-CGIL - l’accordo è importante: perché giunge unitario dopo la presentazione di tre piattaforme separate; perché copre l’intera filiera ICT e guarda - tra sanità integrativa, mercato del lavoro, permessi, inquadramenti – tanto alle figure deboli che alla parte alta del settore. Perché soprattutto difende il CCNL, la sua funzione solidaristica e regolatoria e rilancia quindi la funzione sindacale della CGIL. Ora la parola passerà ai lavoratori che voteranno l’ipotesi, secondo la migliore tradizione democratica e partecipativa che ha visto la CGIL far votare sempre i lavoratori: quando è stata presentata la piattaforma e ora con l’ipotesi di accordo”.

sabato 24 ottobre 2009

CESSIONE RAMO D'AZIENDA EUTELIA

CONTINUA LO SCANDALO EUTELIA 1200 PERSONE LICENZIATE


Confermati i sospetti sulle motivazioni della cessione del ramo di azienda: ora arriva la mobilità

di Beatrice Borromeo


Licenziati. 1192 lavoratori della società Omega hanno ricevuto due giorni fa la lettera che annuncia l’avvio delle procedure di mobilità. La scorsa settimana il “Fatto Quotidiano” aveva denunciato il rischio che più di duemila persone subissero un licenziamento mascherato dopo la
cessione del ramo d’azienda da cui dipendevano. Ora è successo: la società ha avviato la procedura di mobilità collettiva .


Ricapitoliamo: i lavoratori erano stati “ceduti” dalla società di telecomunicazioni Eutelia alla Agile, contemporaneamente acquisita da un terzo soggetto, la Omega. Quest'ultima non paga i dipendenti dallo scorso luglio, non si mette in regola per partecipare alle gare, tiene fermi i suoi lavoratori privi anche dell’accesso a Internet.
Questi sostengono che la Omega lo faccia di proposito per arrivare al fallimento e che questo fosse il suo compito sin dall'inizio dell’operazione: liberarsi dei dipendenti evitando a Eutelia
(società quotata, seconda peggiore a Piazza Affari quest’anno) di pagare 54 milioni di euro di tfr. “La Omega spiega di essere costretta alla messa in mobilità di 1200 persone - spiegano dal sindacato - tenuto conto dell'andamento dell'ultimo triennio.
Ma l'acquisizione di Agile, coi suoi 2200 dipendenti, risale a soli tre mesi fa. Se andava male da anni, perchè avrebbe dovuto farsi carico di tante persone? La verità é che non sarebbero mai stati in grado di pagarli. Omega è un'azienda killer che ha l'ordine di disfarsi di un intero
ramo aziendale.”

La preoccupazione è forte e la situazione sempre più confusa.
Il 7 ottobre un comunicato ha annunciato che Agile e Omega si fonderanno con la società Libeccio, con sede in Inghilterra. Gianni Seccia, segretario Fiom-Cgil di Roma, sostiene che: “Così
la proprietà di Agile si svincola dal diritto italiano e si appella a quello inglese, che non prevede ammortizzatori sociali per licenziare i dipendenti”.
Eutelia continua a negare le proprie responsabilità, sostenendo che il rapporto con Agile si è limitato alla cessione del ramo aziendale IT (Information Technology) e che nulla sa del trattamento salariale del personale.
Nel frattempo, però, i fratelli Landi, vicepresidente e amministratore delegato di Eutelia,
restano indagati dalla procura di Arezzo per frode fiscale, falso in bilancio e appropriazione
indebita. A Eutelia, che sostiene di aver ceduto insieme ai dipendenti anche crediti esigibili, commesse, e un sostanzioso portafoglio ordini, risponde un avvocato che segue molti dipendenti
in questa vicenda: “Omega continua a perdere gare, grosse commesse e tanti appalti. Sappiamo che molti committenti stanno revocando gli ordini, perchè si stanno preparando sul mercato
altre società legate a Eutelia che li rileveranno. Omega lo fa di proposito per fallire e non pagare i tfr”. L'avvocato aggiunge la sua lettura della recente procedura di mobilità annunciata da Omega: “Questo comportamento aziendale è nevrotico, sclerotico.
La lettera che è stata inviata non è scritta su carta intestata, è anomala. Sembra un'iniziativa autonoma dell'amministratore unico.
Quella dei dipendenti Agile- Omega è una morte annunciata. Ma non credo arriverà tramite la mobilità. Ritengo invece che sia una tecnica per disorientare perchè, a mio parere, la società sta per dichiarare il fallimento, così da non pagare proprio nulla ai dipendenti. Ha appena acquisito un'altra società, altri 400 dipendenti che non paga da tre mesi.
Omega è un buco nero dove viene mandata la gente per licenziarla senza creare problemi ai veri datori di lavoro”. Sta arrivando qualche reazione politica, come il sostegno dell'Italia dei Valori ai
lavoratori in (forse) mobilità da parte dell’ex sindacalista Maurizio Zipponi. Ma questo ai dipendenti non basta, chiedono risposte (e uno stipendio), vogliono subito un tavolo col ministero del Lavoro.
“Sono incazzata nera - racconta una dipendente - noi non sapevamo nulla, e nemmeno i sindacati erano informati. Che ci hanno comprati a fare? Solo per licenziarci? Niente stipendio da tre mesi, niente contributi da un anno. Questa società è stata svenduta da Eutelia a Omega per 96mila euro e da quel momento abbiamo capito che volevano farci fuori. Ho 36 anni, un bambino di 4,
e sono disperata. Mi sbattono in mezzo alla strada. Ho provato a guardarmi intorno: ho spedito il curriculum al governatorato del Vaticano, perchè stanno mettendo in piedi un centro elettronico.
Sapete cosa mi hanno risposto? Che sono troppo vecchia! Ho 36 anni e mi sento inutile”.
I licenziamenti di Omega stanno arrivando in tutt'Italia. A Torino ci sono 110 lavoratori in mobilità, a Ivrea 109, a Milano 237. E, conclude un delegato Fiom : “La lettera di licenziamento chiede al ministero del Lavoro di non utilizzare gli ammortizzatori
sociali”.

giovedì 22 ottobre 2009

23 OTTOBRE E' SCIOPERO GENERALE INDETTO DAL SINDACALISMO DI BASE

L'intera giornata di sciopero e la manifestazione nazionale di venerdì 23 ottobre hanno al centro della piattaforma rivendicativa il "patto di base" siglato dai sindacati di base insieme ad associazioni e comitati di lotta spontanei:


1) blocco dei licenziamenti e riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario;

2)cassa integrazione all'80% del salario per tutti i lavoratori, precari compresi;
3) reinternalizzazione dei servizi e assunzione a tempo indeterminato dei precari;
4) introduzione di un reddito minimo garantito per tutti;
5) aumenti consistenti di salari e pensioni con aggancio al reale costo della vita;
6) abrogazione della Bossi-Fini e del pacchetto sicurezza;
7) sostegno delle energie rinnovabili, del risparmio energetico, del riassetto idrogeologico;
8) messa in sicurezza dei luoghi di lavoro, delle scuole, dei trasporti, rifiutando la riduzione delle sanzioni per chi causa morti sul lavoro, gravi infortuni, malattie professionali;
9) reperimento di alloggi popolari e canone sociale per i bassi redditi;
10) diritto di uscita dai fondi-pensione;
11) difesa del diritto di sciopero;

12) rappresentanza elettiva e democratica sui luoghi di lavoro e fine del monopolio oligarchico di CGIL-CISL-UIL sulla rappresentanza e i diritti sindacali;
13) ritiro della riforma Brunetta;
14) contro il nucleare, la privatizzazione dell'acqua e l'incenerimento dei rifiuti;
15) contro i tagli di posti, classi e orari nella scuola pubblica e contro la legge Aprea;
16) contro l'aumento dell'età pensionabile per le lavoratrici della P.A."

MANIFESTAZIONE NAZIONALE DI ROMA CON CORTEO ORE 10,00 DA P.ZZA DELLA REPUBBLICA.

lunedì 12 ottobre 2009

IN NOME DELLA VERITA’!

In questo comunicato faremo solo qualche annotazione ai temi trattati durante l’assemblea tenutasi ad Ivrea il 9 Ottobre scorso e che non abbiamo avuto modo di approfondire:

1) Ribadiamo che durante l’incontro del 6 Ottobre e’ stato richiesto da CGIL un valore aggiuntivo ai 935 euro pari a 70 euro da recuperare sulle “valorizzazioni forfettarie e convenzionali” (cosi’ come specificato nell’accordo siglato davanti al Ministero dello Sviluppo Economico) dovute ai colleghi non piu’ in forza in Comdata Care (ricordate l’esempio dello sciacallo?).
“Solo” per questi 70 euro in piu’ CGIL proclama uno sciopero che costa ad un FT 80 euro. Se avessero seguito le lezioni di matematica a scuola saprebbero che in questo modo, faranno perdere ai Lavoratori 10 euro, PER UN DIRITTO già acquisito. Inoltre l’Azienda stessa non ha manifestato reticenza nel fissare un incontro per il PdR; dato confermato anche dalla Fistel-Cisl nell’ultimo comunicato inviato in data 9 OTTOBRE 2009.

2) L’obiettivo del 6.5%, che come indicato durante l’assemblea, pare essere un target gia’ prestabilito, e’ in realta’ stato nominato solo come un obiettivo che l’Azienda si prefigge di raggiungere. Il tema PDR non e’ stato assolutamente trattato.

3) Il comunicato inviato dal Coordinamento Nazionale Cobas Comdata Care in data 5 Ottobre 2009 e’ basato su un Contratto di Servizi, firmato e sottoscritto tra Vodafone e Comdata in tutte le sue parti, e suoi allegati.
E’ stato sollevato il dubbio che quanto portato da noi in evidenza non sia un documento veritiero. E’ stato strumentalizzato il fatto che sulle pagine dell’allegato E compaia la dicitura “ bozza”.
La stessa dicitura e’ presente su altri documenti depositati da Vodafone e accolti dai giudici delle zone in cui la vertenza è stata già avviata e che, per impostazioni, impaginazione sigle ecc…, e’ tale e quale all’Allegato E.
Da consulti legali, tale dicitura risulta essere utilizzata per consentire alle due Parti di apportare modifiche in comune accordo, senza la necessita’ di dover effettuare tali variazioni sotto il vaglio di un notaio. Quindi ci chiediamo: come mai l’avvocato della RSU CGIL di Milano (citata in assemblea) non ha richiesto a Vodafone di presentare agli atti questo documento? Ha studiato Legge dove il coordinamento CGIL ha studiato matematica? Oppure si tratta dell’ennesima bugia? Ed inoltre: se l’ Azienda non ha smentito nulla di quanto abbiamo comunicato perche’ la CGIL si prende la responsabilita’ di distruggere quanto messo in evidenza da noi?

4) Infine, il fatto che quanto da noi denunciato, in merito ai contenuti del Contratto di Fornitura Servizi e dei suoi allegati, corrisponda al vero e’ ufficialmente confermato anche dai fatti che da quei contenuti ne derivano: Costi – Ricavi – Perdite come da Bilancio Comdata Care; modalita’ e quantita’ di diminuzione dei volumi di lavoro che si stanno verificando nella varie sedi.

Il Coordinamento Cobas, insieme ai Lavoratori, ha trattato e portato alla luce dei contenuti importantissimi e gravissimi che chiariscono ancor meglio il disegno desiderato sin dalle origini di questa cessione e di cui stiamo, fin dall'inizio, subendo le conseguenze.
Ora attendiamo che l'Azienda, insieme a CGIL, stando a cio' che e' emerso dalle assemblee, confutino tali contenuti comprovando le loro tesi. Attendiamo che presentino i loro fantomatici documenti “originali”, contenenti tutte le rassicurazioni del caso, e saremo i primi ad esserne piu’ che felici.
Se, come pensiamo, non hanno nulla di tutto questo devono smetterla di fare inutile ostruzionismo e confusione nel bieco tentativo di distogliere l’attenzione da fatti tanto gravi appellandosi ad inesistenti cavilli giuridici.

«La verità passa per tre gradini: viene ridicolizzata, viene contrastata, viene accettata come ovvia.» (Arthur Schopenhauer)


Coordinamento Nazionale Cobas Comdata Care

venerdì 9 ottobre 2009

PROBLEMA: Contratto di Servizi e Bilancio

PROBLEMA
DI QUANTE PERSONE BISOGNA DISFARSI PER NON ESSERE IN PERDITA?
TRACCIA:
Un contadino (Fiorenzo) va al mercato e compra 913 persone (alcuni vermi da Vodafone Pozzuoli – Tenia Lecchinus – che evidentemente di queste cose se ne intendono, dicono trattarsi di 913 mele marce); in cambio ottiene una commessa che gli frutta circa 34.500.000 euro all’anno (fonte: Contratto di Servizi).
Sapendo che il totale dei costi sostenuti dal contadino nei primi 293 giorni di gestione è stato di 28.688.600, di cui il 71,20% relativi a costi del personale, che ha comportato una perdita netta di 729.062 euro (fonte: Bilancio di esercizio al 30 giugno 2008), rispondi alle seguenti domande:

DOMANDA 1: Di quante persone il contadino si deve liberare per non continuare ad accumulare perdite di esercizio?

DOMANDA 2: Ci sono, e se si, quali sono gli altri costi che si possono ridurre e in che modo?

SVOLGIMENTO:
RISPOSTA ALLA DOMANDA 1:
Sappiamo che in un anno il contadino guadagnerà 34.500.000 euro. I costi che sosterrà invece (rapportati a quelli del primo anno) saranno di 35.738.358 euro (cioè, 28.688.600 diviso 293 e moltiplicato per 365 giorni), comportando una perdita di 1.238.358 euro. Sapendo che il costo del personale rappresenta il 71,2% del totale, sappiamo che questo dato corrisponde a 25.445.711 euro che, diviso per le 913 persone, fa un costo di 27.881 euro a Lavoratore. Dividendo la perdita (1.238.358 euro) per 27.881 euro, otteniamo 44,42 FTE di cui disfarsi, per poter pareggiare i conti. Cosa che sarebbe sufficiente se il contadino operasse per beneficenza, tipo ONLUS, se invece (come in effetti è) gestisce una società di lucro, per “abbuscarsi” la giornata, deve liberarsi di più persone.

RISPOSTA ALLA DOMANDA 2:
Essendo la restante parte dei costi imputabili a tasse, oneri, utenze, ecc. l’unico (limitato) margine di intervento per ridurre ulteriormente i costi, potrebbe essere sul fitto dei locali nei quali opera, trasferendosi o in altri meno confortevoli, ma meno onerosi, o riunendo le persone operanti in riversi locali sparsi in varie zone d’Italia, in modo da chiudere qualche centro e risparmiarne i costi.

DOMANDONE FINALE:
Quante possibilità hai, terminato il contratto di commessa (se non prima) di continuare a lavorare, di lavorare nel luogo (o quantomeno nella città) dove sei ora, e senza diminuire il tuo stipendio?
Che possibilità ci sono che il Padrone rinnovi la commessa ad un contadino che ha un costo di gestione base del personale di oltre 25 milioni di euro all’anno, quando un nuovo personale italiano di mercato gli costerebbe circa 19 milioni, un personale rumeno circa 10 milioni, un sistema automatizzato solo pochi spiccioli?

RISPOSTA: 0%!!!

IL VERO CONTRATTO DI CESSIONE

LE BUGIE HANNO LE GAMBE CORTESIAMO ARRIVATI ALLA RESA DEI CONTI!

E' proprio vero che "tutti i nodi vengono al pettine": tutto cio' che questa Azienda ha voluto mantenere segreto adesso viene a galla. Tutte le omissioni sui fatti, informazioni, riorganizzazioni interne, a livello di personale e di attivita', sono "giustificate" a pieno....il timore di un possibile tumulto all'interno dell'Azienda? La volonta' di sfruttare le risorse fino all'ultima goccia senza volerne ripagare la fatica? O piu' semplicemente un "licenziamento di massa" ?
Per due anni sono state presentate dal Coordinamento Nazionale Cobas Comdata Care proposte piu’ che legittime per poter migliorare le nostre condizioni lavorative ed avere maggiori garanzie occupazionali. Ci hanno dato dei “fanatici idealisti” e più volte siamo passati per quelli che urlano “al lupo al lupo” e seminano il terrore.
Sono state poste domande specifiche sul nostro futuro in quest’ Azienda in diverse occasioni pubbliche ma “tutte” le “risposte” sono sempre state vaghe, superficiali e poco rassicuranti…
…tutte le “risposte” tranne una!
Abbiamo richiesto ad Andrea Tonoli in un incontro “privato” e poi tramite mail che vi invieremo in seguito, maggiori specifiche riguardo a questi passaggi riportati nel Contratto di Fornitura Servizi, siglato in data 5 Novembre 2007.
" […]Vodafone potra’ ridurre i volumi dei servizi affidati a ComdataCare una o piu’ volte nell’arco dell’intera durata del presente contratto, ma comunque entro il limite complessivo: 60 FTE (l’equivalente di un operatore di call center che lavora 8 ore al giorno per 5 giorni alla settimana) per l’intera durata del presente contratto, a partire dal 1 aprile 2008 […]” - art 2 par 2.3 Riduzione dei volumi del contratto di Fornitura dei servizi.
"[…] in caso di flessione dei livelli di fornitura Vodafone potra’ richiedere delle modifiche alla struttura e/o all’organizzazione aziendale di ComdataCare, compreso il suo dimensionamento[…]” - art 4 par 4.2b Valutazione degli SLA
"[…] A partire dal 1 aprile 2010 vodafone avra’ in ogni caso la facolta’ di ridurre i volumi di servizi sempre entro il limite di 60 FTE per l’intera durata del presente contratto.
[…]”
Alla domanda diretta ed esplicita: “può Vodafone ridurre i volumi di lavoro?”, l’A.D. ha negato tale possibilità, e ciò si presta a due possibili motivazioni:
A) a guidare ComadaCare c’è un Amministratore Delegato tanto distratto che gli è sfuggito un particolare tanto importante;
B) Tonoli è tutt’altro che un Dirigente distratto, quindi ha deciso di mentire.

Tra l’altro, questa risposta dell’A.D. è stata ribadita anche in un corso di Formazione a Pozzuoli, in cui era presente anche un Manager di quella zona, il quale ha espressamente negato la possibilità che i volumi di lavoro potessero diminuire (almeno per i 7 anni della commessa), perché a garantirgli questo era stato proprio l’A.D. Andrea Tonoli. Anche questo si presta a due possibili motivazioni: Tonoli mente anche ai suoi Manager, o gli stessi Manager mentono a loro volta? La risposta a queste diverse motivazioni, invece, riteniamo possa essere una sola: che siano in buona fede o in cattiva fede, quanto valore e quanta credibilità dobbiamo dare a ciò che in generale ci dice l’Azienda?
Come può un sindacato, che si definisce difensore dei diritti dei lavoratori, continuare a dichiarare sufficiente garanzia del posto di lavoro il lacunoso accordo di cessione del 25 ottobre 2007? Prima di sbandierare certezze ed elargire rassicurazioni ai dipendenti, quel sindacato ha fatto delle verifiche e ricerche su quanto cedente e cessionario hanno concordato non davanti al Ministero del Lavoro e Sviluppo Economico?
Andrea Tonoli ci ha risposto che non avrebbe mai accettato di firmare un documento simile, che al massimo ci potevano essere delle flessioni di volume di attività ma che non era possibile includere una condizione del genere nell’ Accordo di Cessione…risposta decisamente “rassicurante”!
…eppure sul Contratto di Fornitura Servizi è scritto nero su bianco e siamo disposti a condividere con tutti voi il documento originale e uno dei suoi allegati che risulta altrettanto interessante per un passaggio che vi sottoponiamo:
Piano di efficientamento e maggiore efficienza: Per efficienza operativa si intende la capacità della NewCo (Comdata Care) di utilizzare un numero inferiore di FTE per realizzare lo stesso volume di attività […]
In altre parole Vodafone, con l’introduzione degli automi da lei voluti e in gran parte realizzati, ha ridotto gia’ i volumi delle nostre attivita’, creando cosi’ il cosiddetto “FTE liberato (ossia operatori non piu’ necessari per realizzare i volumi richiesti da Vodafone).

Turnover maggiore del 3%. […] I valori di canone annuo nei diversi anni sopra descritti sottendono un turnover del 3% garantito su ogni anno di Contratto di Fornitura di servizi. Per ogni FTE ex Vodafone dimissionario aggiuntivo rispetto a quelli previsti da piano (3%) NewCo (Comdata Care) dovrà riconoscere uno sconto sul canone pari al differenziale di costo tra un FTE ex Vodafone e un FTE di mercato. […] Nel caso in cui la % di turnover a consuntivo dovesse risultare inferiore o uguale al 3% la NewCo si accolla il rischio e non dovrà impattare su Vodafone”
In altre parole Comdata Care si impegna a ridurre il livello occupazionale annuo e, a fronte di questo, si ottengono degli sconti.
Abbiamo atteso delle risposte dall’Azienda prima di rendere pubblici i documenti in nostro possesso ma dopo 5 mesi riteniamo, che se l’Azienda non ha sentito la necessita’ di “chiarirci i dubbi”, probabilmente la nostra interpretazione e’ corretta come “corretto” condividere con tutti i Lavoratori il Contratto di Fornitura Servizi.
Come sempre la scelta finale spetta a VOI: potete continuare a sperare nella tutela di un sindacato “distratto”, se in buona fede, e che si preoccupa solo di distribuire qualche spicciolo per tenerci buoni e fingere che Comdata Care sia l’Azienda perfetta che non è stata Vodafone oppure alzare la voce, agire in tutti i modi che si rendano necessari per difendere il nostro diritto ad avere un futuro!


Coordinamento Nazionale Cobas Comdata Care

Comunicato della Segreteria Territoriale SLC CGIL Roma Sud

La Segreteria Territoriale SLC CGIL Roma Sud accoglie con favore la ricomposta unità sindacale che emerge dal Comunicato Nazionale Unitario, a firma SLC CGIL – FISTEL CISL – UILCOM UIL, sulla richiesta di mandato per la riapertura del confronto sul PDR.

Plaude, altresì, allo spirito di responsabilità assunto dalle stesse Confederazioni CGIL CISL UIL che, accogliendo le rivendicazioni della CGIL e dei lavoratori, ha consentito, con il contributo di tutti, di ritrovare l’unita’ e raggiungere in Teleperformance un accordo sul controllo a distanza che supera le criticità emerse dal precedente accordo separato firmato senza la CGIL.

Per tali ragioni giudichiamo incomprensibile, se non addirittura in controtendenza, l’iniziativa della FISTEL CISL che, con l’assemblea indetta in Comdata Care del sito di Roma, di fatto sottovaluta il mandato già raccolto dalla SLC CGIL nell’assemblea del 18 settembre. Assemblea indetta dalla sola SLC CGIL a causa del disinteresse che in questi anni (dalla cessione ad oggi) ha dimostrato la FISTEL CISL territoriale, nascondendosi dietro l’alibi di non avere Rsu.

Noi abbiamo risposto nelle assemblee svoltesi il 18 settembre (pur non avendo Rsu) alle provocazioni della FISTEL CISL, spiegando chiaramente qual è stata la nostra posizione anche in merito alla questione della “quota PDR” arretrata, posizione che, ci teniamo a ribadirlo, fu concordata unitariamente e strategicamente anche con la stessa FISTEL CISL al momento della cessione.

Nonostante stigmatizziamo il comportamento della FISTEL CISL che rischia di compromettere l’unita’ sindacale proprio alla vigilia di un delicato incontro per la trattativa di II livello, noi insistiamo nel richiamarla ad una maggiore responsabilità, affinché rispetti i lavoratori che, a prescindere dalle nostre differenze politico-sindacali, attendono da troppo tempo risultati tangibili per poter continuare ad assistere ad iniziative che minano la forza delle nostre Confederazioni CGIL CISL UIL.
Ricordiamo, altresì, che il 6 ottobre 2009 si svolgerà presso l’UIR di Roma l’incontro di riapertura della trattativa di II livello

Illegale l'esternalizzazione Telepost

Anche i giudici di appello di Milano hanno giudicato illegittima l'esternalizzazione dei lavoratori Telepost da parte di Telecom Italia.

[ZEUS News - www.zeusnews.com - 03-10-2009]

Dopo aver perso la sentenza di primo grado, Telecom Italia ha perso anche l'appello ed è stata condannata a pagare ingenti spese legali per il caso dei lavoratori Telepost.
Si tratta di 23 dipendenti della sede di Milano, lavoratori che gestiscono la posta all'interno di Telecom, esternalizzati alcuni anni fa per essere ceduti a Telepost, una società costituita da Pirelli, Comdata e Tnt.
Per i giudici la cessione non è legittima; i lavoratori sono dipendenti Telecom a tutti gli effetti. Telecom Italia ha già fatto sapere che intende ricorrere in Cassazione contro la sentenza.