venerdì 13 maggio 2011

INTERROGAZIONE PARLAMENTARE PER LE CESSIONI VODAFONE

Atto Senato

Interrogazione a risposta scritta 4-05152

presentata da

FABIO GIAMBRONE

giovedì 5 maggio 2011, seduta n.550

GIAMBRONE, CARLINO - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico - Premesso che:
Vodafone Italia sta procedendo alla cessione in favore di Ericsson Telecomunicazioni Italia SpA del ramo di attività cosiddetto field operations, relativo al settore della manutenzione delle reti;
l'operazione di cessione di ramo d'azienda interesserebbe 335 lavoratori manutentori dei network, un'attività che l'azienda non considererebbe più centrale;
il confronto tra le parti sociali è iniziato in data 8 aprile 2011 con l'incontro presso la sede di Milano di Assolombarda tra Vodafone, il coordinamento nazionale delle Rappresentanze sindacali unitarie e le segreterie nazionali e territoriali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL;
in data 11 aprile è stato convocato un incontro con la Confindustria per chiarire i termini della cessione al gruppo Ericsson, e il 18 aprile presso il Ministero del lavoro si è svolto un tentativo di conciliazione con i sindacati che tuttavia ha avuto esito negativo;
dopo la presentazione da parte del direttore del dipartimento technology sull'andamento del mercato (che vede crescere la leadership di Vodafone, con un utile consolidato per il 2010, anche se in calo, ancora notevole), l'azienda ha confermato il progetto di cessione di ramo d'azienda;
le organizzazioni sindacali hanno fortemente criticato tale scelta e richiesto le ragioni di tale operazione in virtù del fatto che l'azienda avrebbe un andamento economico che non giustificherebbe tale cessione, ed hanno denunciato inoltre l'evidente contraddizione tra quanto Vodafone si propone (cioè diventare insieme ad altre imprese di telecomunicazioni il soggetto che realizzerà la rete di nuova generazione) ed il fatto che non escluda l'intera cessione della rete attualmente posseduta;
è stato in particolare evidenziato che in tempi recenti è stato ribadito dall'azienda, anche in un accordo sindacale, come la rete in tutte le sue funzioni rappresentasse un core strategico del business e che il recente piano di riorganizzazione aziendale non avrebbe avuto impatti sui livelli e sul perimetro occupazionale;
la risposta ufficiale sarebbe stata che "il business richiede una costante revisione del modello operativo", conseguentemente "prevenire il problema permette all'azienda di avere sempre una gestione sana della stessa";
è stata inoltre contestata la procedura di scelta dell'acquirente con cui è stata individuata Ericsson Telecomunicazioni Italia SpA, e soprattutto la mancata chiarezza sull'effettiva stabilità economica e finanziaria dell'azienda, dato che essa fa parte del gruppo Ericsson e dunque il suo andamento può essere fortemente influenzato dal cosiddetto gioco delle scatole cinesi, così come avvenuto nella precedente cessione in favore di Comdata care;
infine, alla richiesta da parte delle organizzazioni sindacali di smentita sulle continue ipotesi di successive operazioni di esternalizzazione dopo quella attuale, Vodafone non sarebbe stata in grado di offrire garanzie tali da prospettare un panorama rassicurante per l'immediato futuro ma, al contrario, il direttore di rete, pur smentendo le voci di altre operazioni imminenti, avrebbe altresì affermato che potrebbero essere prese in considerazione altre ipotesi se considerate interessanti per i risparmi di Vodafone Italia;
considerato che:
Vodafone Italia negli ultimi quattro anni ha già attuato altre due operazioni di esternalizzazione in tutta Italia, iniziando nel 2007 con la cessione di 914 operatori di call center a Comdata care, seguita dalla cessione di 95 tecnici informatici ad IBM nel 2008;
la cessione in favore di Comdata care è stata governata di fatto dalla capogruppo Comdata che, non avendo acquisito direttamente il ramo di azienda non ha alcuna responsabilità diretta nei confronti dei 914 dipendenti ceduti nonostante sia stata la stessa Comdata a gestire gli appalti di Vodafone in ragione del trasferimento di attività;


risulta agli interroganti che i dipendenti ceduti stiano attraversando problemi di stabilità occupazionale ed alcuni lavoratori denunciano che a Milano, poco dopo la pronuncia del tribunale a favore di Vodafone nelle cause promosse dai lavoratori, la sede di Comdata care sarebbe in procinto di chiudere e i lavoratori sarebbero stati spostati nella sede della capogruppo Comdata;


a giudizio degli interroganti, le strategie di esternalizzazione che caratterizzano il nostro sistema economico rappresentano oggi il peggior ricatto per i lavoratori, soprattutto per coloro che hanno un contratto di lavoro stabile;
i trasferimenti di lavoratori per il tramite delle cessioni di ramo d'azienda si rivelano troppo spesso anticamera di licenziamenti illegittimi;
ai sensi dell'art. 47 della legge n. 428 del 1990 la procedura di informazione e consultazione sindacale è obbligatoria per la società cedente e per la società cessionaria, e quest'ultima non può essere sostituita, ad esempio, dalla sua controllante, e ciò significa che sia le organizzazioni sindacali sia i lavoratori hanno il diritto di sapere da chi saranno assunti i tecnici esternalizzati;
nella cessione dei 914 operatori di call center emerge che la procedura sindacale è stata svolta e governata da Comdata piuttosto che dall'effettiva cessionaria, ossia la controllata Comdata care, costituita proprio in occasione delle cessioni,

si chiede di sapere quali azioni concrete il Governo intenda porre in essere al fine di tutelare i diritti dei lavoratori, vigilando circa lo scrupoloso rispetto da parte dell'azienda della normativa riguardo la cessione di ramo d'azienda e verificando in particolare: l'individuazione certa della vera società cessionaria acquirente del ramo d'azienda ceduto da Vodafone che diventerebbe, conseguentemente, il formale datore di lavoro dei lavoratori esternalizzati, per evitare che si verifichi quanto accaduto con la prima cessione del 2007; le reali garanzie per i lavoratori rispetto al rischio di restare intrappolati nel sistema delle società controllate; quale concreta tutela sia prevista nell'ipotesi in cui la cessione di ramo d'azienda si riveli uno strumento per aggirare la normativa sui licenziamenti; quale soggetto giuridico del gruppo Ericsson gestirà gli appalti di Vodafone legati alle attività cedute; la possibilità di attuare una modifica dell'art. 2112 del codice civile per consentire ai lavoratori di subordinare il trasferimento al loro consenso, come d'altronde accade in tutti gli altri casi di cessione di contratto regolamentato dall'art. 1406 del codice civile.

9 commenti:

Punzy ha detto...

io mi auguro che sia DAVVERO utile, che i nostri ministri si mettano una mano sulla coscienza, che per una volta, una soltanto, si occupino dell'italia, degli italiani e dei diritti dei lavoratori italiani

La Regina ha detto...

Stramaledetti!
Ma ce l'ho da morire con i sindacati, bruciassero all'inferno!
Leccaculo piegati agli interessi economici.

Anonimo ha detto...

perche' ce l'hai tanto con i sindacati? infondo loro cosa ci potevano fare?

Anonimo ha detto...

... cosa ci potevano fare ...

Oh beh, a questo punto se non servono a niente possiamo anche farne a meno e tenerci gli 11 euro al mese.

Anonimo ha detto...

infatti me li tengo

Anonimo ha detto...

Bravo/a

Billa ha detto...

C'e' ancora un' alternativa sindacale che è partita dalla"Base"ed è rimasta lì per scelta... e finchè resta lì e non si piega agli interessi delle aziende conviene non sputarci sopra...siamo troppo disuniti per pensare di poter fare a meno di un minimo di struttura organizzata che faccia da traino nelle lotte serie...io la penso così e se non si è capito non mi riferisco al traino delle sigle sindacali che ci hanno venduto nè a quelle che subentrano dopo e continuano a firmare accordi di M...a a ns insaputa!!!!

Anonimo ha detto...

condivido pienamente il pensiero di punzj perche' i nostri figli ceduti si sono ammalati dalla delusione di aver dato tutto a chi non meritava.la enorme disoccupazione deriva tutta da questi intrallazzi illegittimi che vedono i sindacati "servi del padrone" per avere i loro tornaconti.

luca ha detto...

non si vergognano i sindacati confederali a definirsi "dei lavoratori"? Consiglio loro di cambiare l'ultima lettera della loro sigla, non piu' L come "lavoratori" ma I come "IMPRESA"