domenica 1 giugno 2014
mercoledì 21 maggio 2014
E...NON FINISCE MICA QUI!
Mentre gli ex lavoratori Vodafone digeriscono la sentenza a loro sfavore, che consente a Vodafone di lasciare le loro famiglie per strada, arrivano, inaspettate, delle manifestazioni di solidarietà che danno loro ancora più coraggio e determinazione!
Grazie a chiunque sia stato a creare ed affiggere gli striscioni di cui alleghiamo foto nelle sedi romane Vodafone di via della Grande Muraglia e di via dei Boccabelli.
Grazie anche a chi, servo della gleba aziendalistico, li ha rimossi, tutto ciò dimostra, per l'ennesima volta, che diamo proprio fastidio a questa azienda!
E...non finisce mica qui! Continueremo la ns lotta, che è una lotta per la tutela dei posti di lavoro e di tutti i lavoratori italiani. Alle ns gole, prima o poi, verrà data voce.
La Regina
Grazie a chiunque sia stato a creare ed affiggere gli striscioni di cui alleghiamo foto nelle sedi romane Vodafone di via della Grande Muraglia e di via dei Boccabelli.
Grazie anche a chi, servo della gleba aziendalistico, li ha rimossi, tutto ciò dimostra, per l'ennesima volta, che diamo proprio fastidio a questa azienda!
E...non finisce mica qui! Continueremo la ns lotta, che è una lotta per la tutela dei posti di lavoro e di tutti i lavoratori italiani. Alle ns gole, prima o poi, verrà data voce.
La Regina
venerdì 16 maggio 2014
Pesante sentenza contro gli ex lavoratori Vodafone
In data 14
maggio u.s. il giudice Redavid, della 2° sez. del Tribunale del Lavoro di Roma,
ha emesso la sentenza relativa al contenzioso tra gli ex lavoratori Vodafone e
l'azienda stessa concernente il licenziamento dei dipendenti.
Tali
lavoratori erano stati ceduti nel 2007 alla società Comdata Care SpA, avevano
ricorso legalmente contro l'operazione di esternalizzazione, in data 05/06/2012
avevano vinto il 1° grado di giudizio della causa e successivamente al
reintegro in Vodafone imposto dal giudice di 1° grado erano stati licenziati
dall'azienda in data 18/10/2012, in seguito all'apertura della procedura di
mobilità dell'01/08/2012 riguardante solo ed esclusivamente tali dipendenti. In
data 25/09/2013 tali lavoratori hanno vinto anche il 2° grado di giudizio, in
Corte d'Appello, della causa contro la cessione di ramo d'azienda.
Alla luce
dei fatti sopra riassunti gli ex dipendenti Vodafone hanno impugnato anche il
licenziamento discriminatorio e punitivo operato da Vodafone Italia e dopo ben
1 anno di estenuante attesa, ripetute udienze, produzione di prove, ascolto di
testimoni, differite presentazioni di note conclusive prima da parte degli
avvocati dei lavoratori e successivamente da parte degli avvocati dell'azienda
il giudice Luca Redavid ha emesso la sentenza che riportiamo alla fine di
questo post.
"Qualcuno"
in passato ha descritto una sentenza a suo sfavore come inopinatamente errata,
non ci permettiamo di utilizzare tale aggettivo, poichè si tratta, pur sempre,
di un giudizio di un giudice, ma ci permettiamo di fare alcune
considerazioni/domande:
- perchè c'è voluto un anno di
tempo per emettere una sentenza sapendo che i lavoratori coinvolti erano
stati licenziati ed avevano, intanto che questo parto di quasi 12 mesi si
completasse, terminato anche l'indennità di mobilità?
- in sintesi nella sentenza viene
asserito che i ricorrenti non hanno le prove necessarie a dimostrazione
del loro licenziamento discriminatorio; a tal proposito il fatto che solo
tali lavoratori siano stati coinvolti in un licenziamento e che solo ad
essi venisse assegnato un punteggio sfavorevole ed arbitrario per
inserirli negli unici posti a rischio di una graduatoria di mobilità è un
comportamento da considerare regolare e indiscutibile?
- che il giudice asserisca che un
imprenditore è libero di disporre delle proprie strategie business a
scapito del mantenimento dei posti di lavoro è etico e realistico o è solo
un'affermazione che leggittima le aziende ad usufruire di risorse/licenze,
spesso statali (basti considerare lo start up della Omnitel, ora Vodafone,
nel quale venivano specificati i presupposti per ottenere le licenze, ad
esempio il mantenimento del perimetro occupazionale), senza impegnarsi a
creare un business dei cui frutti possano beneficiare sia gli imprenditori
che la forza lavoro impiegata?
- può un difensore della legge
emettere una sentenza che non tiene conto di tutti gli elementi che
determinano un contenzioso e che non ammetta tutti i capitoli di prova che
presentano i ricorrenti?
- può un giudice sentenziare
asserendo che questo caso di licenziamento collettivo è particolare e non
regolamentabile dalla legge Fornero, quando tale casistica è ampiamente
contemplata e regolamentata da tale legge e quindi negare, oltre al posto
di lavoro, un risarcimento, sebbene minimo, a degli ex lavoratori?
Ci sono
tanti punti che andrebbero discussi, questa sentenza non riguarda solo il piccolo
caso degli ex lavoratori Vodafone, è una sentenza che si ripercuote sui temi
macro economici e sociali conseguenza della crisi mondiale tuttora in corso; è
una sentenza che consente a delle aziende in salute e non in crisi di licenziare del personale
in un periodo in cui è molto difficile trovare un impiego, soprattutto per gli
over 40, è una sentenza che leggittima una società che si è vista dar torto da ben 2 gradi di giudizio per un totale di 4 giudici ad aggirare la legge per poter disporre prepotentemente come preferisce delle vite altrui, è una sentenza che consente in un periodo che dovrebbe essere di
austerity di incrementare il nr. dei soggetti che frugano nelle tasche degli
italiani per prosciugarle, poichè l'idennità di mobilità di cui hanno ususfruito tali lavoratori è pagata dall'Inps (ovvero da coloro che pagano le tasse), è una sentenza che consente ad un contratto di
lavoro a tempo indeterminato di divenire, senza alcuna giusta causa e con
discriminazione, un contratto a tempo determinato ed è una sentenza che dice ai
lavoratori "avete osato mettervi contro un colosso e questa è la punizione
che vi spetta: vi tolgo il lavoro, non vi risarcisco e addirittura vi obbligo a
pagare le spese legali dell'azienda Vodafone nella misura di euro 5.000,00 +
Iva + spese varie!".
Ora,
personalmente, non è l'importo delle spese legali di controparte a
preoccuparci, ma l'intento con cui le stesse ci sono state addebitate. Giudice
Redavid, hai deciso di lasciarci in mezzo ad una strada, ci auguriamo che tu
creda davvero in questa sentenza, e questo possiamo digerirlo, perchè un
contenzioso non si sa come finisce fino all'ultimo grado di giudizio, ma perchè
infierire su degli ex lavoratori senza alcun sostentamento? Perchè non
comprendere con questa sentenza che quanto deciso dai tuoi colleghi prima di te
ovvero che siamo stati e siamo dipendenti Vodafone il licenziarci è stato
raggirare 2 sentenze a Vodafone sfavorevoli e quindi legalizzare la
discriminazione che essa ha operato nei ns confronti?
Si porti
all'evidenza che anche le prime 2 cause collettive economiche, con le quali gli
ex dipendenti, in virtù della sentenza della Corte di Appello contro la
cessione di ramo d'azienda, chiedevano il pagamento delle differenze
retributive, si badi bene solo le differenze retributive, tra quanto percepito
negli anni di lavoro in Comdata Care e quanto avrebbero dovuto percepire in
qualità di dipendenti Vodafone sono state rigettate da 2 giudici, d.ssa Masi e
dr. Di Stefano, quest'ultimo presidente della 2° sez. Lavoro del Tribunale di
Roma. Curioso come una Corte d'Appello stabilisca che siamo sempre stati, in
tutti questi anni, dipendenti Vodafone ed altri 2 giudici di 1° grado non
determinino che avevamo diritto alla retribuzione prevista per i dipendenti
Vodafone.
Sarà
sicuramente casuale il fatto che tutte le ultime cause intraprese contro
Vodafone e Comdata siano state assegnate a giudici della sola 2° sez. del
Lavoro del Tribunale di Roma, il quale possiede ben 4 sezioni. Ora, poichè
possiamo parlare di scaramanzia ed a questo punto anche di un timore
reverenziale nei confronti di alcuni giudici di questa famigerata 2° sez.
Lavoro del Tribunale di Roma forse dovremmo augurarci di non avere più il
piacere di interagire con tale sezione?
Sia ben
chiaro, quello che potevamo perdere è già stato ampiamente perso, quindi non
c'è alcuna paura nel proseguire la strada che abbiamo intrapreso a suon di
battaglie legali e non solo.
Non abbiamo
alcuna paura, andiamo avanti a testa alta.
La Regina
mercoledì 9 aprile 2014
CAUSE CONTRO CESSIONI DI RAMO D’AZIENDA DI TELECOM: PRIMIZIE DI “CASSAZIONE” di Stefano Torcellan
Fonte: http://www.esternalizzati.it/?p=20751
E’ la prima propiziatoria sentenza delle 50 in fase di emanazione.
Oggi, 8 aprile 2014, abbiamo appreso dell’ennesima sconfitta in Cassazione di Telecom Italia spa.
A festeggiare è una lavoratrice Telecom di Roma che, dopo una serie sconsiderata di rimpiattini, è stata infine arenata in Prelios Property Management per poi essere licenziata nell’estate del 2011, assieme ad altri 8 lavoratori/ci, nel silenzio più assoluto e con un vergognoso disinteresse da parte dei cosiddetti sindacati confederali, (leggi: “Fantasmi a Roma” link: http://www.esternalizzati.it/?p=16479).
Anche per l’ex “Pirellina”, sgranocchiata dalla gestione Tronchetti, Telecom ha promosso la fase terminale della sua strategia dell’“entropia societaria”[1] (riferita alla NewCo). Un semplice sistema di periodica e progressiva riduzione della mannacommittenza concessa all’outsorcing di turno, per indurre “esodi” più o meno spontanei fino a propiziare, nell’epilogo, il licenziamento dei lavoratori superstiti.
È stato così per 38 lavoratori/ci di Ce.Va Logistics (ex TNT Log.) licenziati nel gennaio dello stesso anno. Tale strategia ora prosegue con successo nella “terra fertile” delle società “fagocitate” dal Gruppo Manutencoop, che si è facilmente sbarazzato (solo) degli “ex” dipendenti Telecom acquisiti in MPSS (ex MPF). Poco manca invece per gran parte dei sopravvissuti “ex” Telecom di Telepost, da due anni in cigs.
Sono in totale più di 200 i lavoratori/ci contaminati o “terminati” in questo ultimo contesto. Ma l’operazione, ovviamente, coinvolge anche coloro che sono in servizio presso le altre “esternalizzate” e che stanno patendo sulla propria pelle, la robusta regressione temporizzata della monocommessa di Telecom Italia.
Il dispositivo allegato, sembra essere il primo di una lunga serie riferita alle 51 udienze di Cassazione, svoltesi il 18 (25 udienze) ed il 26 febbraio 2014 (26 udienze), fasi conclusive e definitive delle cause di lavoro avviate, sette o otto anni fa, contro Telecom Italia spa. Altre venti, circa, sono in iter.
Il 18 febbraio erano più di una cinquantina i lavoratori/ci coinvolti, in maggioranza dislocati in HP CDS, poi in Ceva Log. e in Tess/Accenture (di Milano). Mentre, il 26 febbraio, è toccato ad una quarantina circa di lavoratori/ci di MPSS, di Telepost e ancora di Ceva Log.
Nei prossimi giorni, è plausibile che siano resi pubblici anche tutti gli altri dispositivi il cui esito, si badi bene, non è matematicamente scontato, ma solo auspicato, a condizione che siano stati contemplati percorsi positivi nei precedenti gradi di giudizio, nel secondo grado in particolare.
martedì 18 febbraio 2014
Valleverde non “cammina” più: sottratti 10 milioni, perquisizioni in sei città
E anche di questi 130 lavoratori non si sente parlare...esistono solo quelli della Fiat.
Proviamo a dargli un pò di voce.
Il Cets
http://www.ilmessaggero.it/primopiano/cronaca/valleverde_rimini_bancarotta_finanza_calzaturificio/notizie/465276.shtml
RIMINI - Perquisizioni a catena in sei città del nord, nelle abitazioni e negli uffici dei vertici vecchi e nuovi del calzaturificio Valleverde, per l'indagine del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Rimini sul fallimento della Spes Spa e ora anche della Valleverde Srl. Per quest'ultima, che avrebbe dovuto gestire gli asset dell'azienda di Coriano di Rimini, è stato invece chiesto il fallimento il 19 gennaio. Protestano i 130 dipendenti del calzaturificio, anche sotto casa del curatore fallimentare, e i nuovi manager li appoggiano contro il sequestro giudiziario dell'azienda in esecuzione a fine mese, ma la preoccupazione di Gdf e Procura è che i lavoratori abbiano avuto informazioni fuorvianti e che vengano strumentalizzati.
Secondo i finanzieri, attraverso un intreccio societario e l'utilizzo strumentale del concordato preventivo sono stati sottratti all'azienda almeno 10 milioni di euro. Sono sette gli imprenditori e manager che il pm Luca Bertuzzi ha iscritto nel registro degli indagati per bancarotta. Tra questi Armando Arcangeli, fondatore dell'originaria Valleverde Spa e ideatore dello slogan che invitava a «camminare in una Valleverde», e il direttore generale Antonio Gentile che poi ha assunto l'incarico di liquidatore della Spes, la società in cui si era trasformata la prima Spa e che avrebbe dovuto traghettare lo storico calzaturificio verso il concordato preventivo.
Tra gli indagati anche manager e imprenditori che, con la Valleverde Srl appositamente costituita, avevano ottenuto in gestione gli asset inaffitto dalla Spes, che con il ricavato avrebbe dovuto ripianare i debiti come da omologa del concordato. Nella Srl sono indagati l'amministratore Enrico Visconti, residente a Desenzano del Garda; Ernesto Bertola, di Brescia; David Beruffi, di Castiglione delle Stiviere, responsabile finanziario. Indagato anche Raffale Piacente, di Roma, e una dipendente della Srl.
Nelle perquisizioni in case e uffici - nelle province di Brescia, Mantova, Milano, Rimini (anche a Coriano) e Roma, quindi non solo del nord - i militari hanno sequestrato documenti e materiale informatico. L'affitto d'azienda per la gestione del calzaturificio e del magazzino, produzione e marchio compresi, che doveva servire a ripagare i debiti della Spes, non è stato mai pagato dalla nuova Valleverde Srl: secondo la Gdf era tutto programmato, con accordi, tanto che una denuncia di truffa della nuova gestione contro la vecchia, accusata di aver fatto sparire parte del magazzino, è considerata artificiosa dalla Guardia di finanza.
La nuova gestione sostiene che la sparizione del magazzino avrebbe fermato il pagamento del canone, ma secondo la Procura sarebbe solo un marchingegno escogitato per dirottare denaro verso altre società. I lavoratori sono senza stipendio da tre mesi e protestano convinti delle ragioni dei nuovi vertici e i manager oggi, in una risposta alla lettera aperta dei dipendenti contro il sequestro giudiziario, protestano pure contro l'esecuzione del provvedimento, previsto sia per i negozi sparsi in Italia sia per il complesso aziendale di Coriano.
Martedì 21 Gennaio 2014
Proviamo a dargli un pò di voce.
Il Cets
http://www.ilmessaggero.it/primopiano/cronaca/valleverde_rimini_bancarotta_finanza_calzaturificio/notizie/465276.shtml
RIMINI - Perquisizioni a catena in sei città del nord, nelle abitazioni e negli uffici dei vertici vecchi e nuovi del calzaturificio Valleverde, per l'indagine del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Rimini sul fallimento della Spes Spa e ora anche della Valleverde Srl. Per quest'ultima, che avrebbe dovuto gestire gli asset dell'azienda di Coriano di Rimini, è stato invece chiesto il fallimento il 19 gennaio. Protestano i 130 dipendenti del calzaturificio, anche sotto casa del curatore fallimentare, e i nuovi manager li appoggiano contro il sequestro giudiziario dell'azienda in esecuzione a fine mese, ma la preoccupazione di Gdf e Procura è che i lavoratori abbiano avuto informazioni fuorvianti e che vengano strumentalizzati.
Secondo i finanzieri, attraverso un intreccio societario e l'utilizzo strumentale del concordato preventivo sono stati sottratti all'azienda almeno 10 milioni di euro. Sono sette gli imprenditori e manager che il pm Luca Bertuzzi ha iscritto nel registro degli indagati per bancarotta. Tra questi Armando Arcangeli, fondatore dell'originaria Valleverde Spa e ideatore dello slogan che invitava a «camminare in una Valleverde», e il direttore generale Antonio Gentile che poi ha assunto l'incarico di liquidatore della Spes, la società in cui si era trasformata la prima Spa e che avrebbe dovuto traghettare lo storico calzaturificio verso il concordato preventivo.
Tra gli indagati anche manager e imprenditori che, con la Valleverde Srl appositamente costituita, avevano ottenuto in gestione gli asset inaffitto dalla Spes, che con il ricavato avrebbe dovuto ripianare i debiti come da omologa del concordato. Nella Srl sono indagati l'amministratore Enrico Visconti, residente a Desenzano del Garda; Ernesto Bertola, di Brescia; David Beruffi, di Castiglione delle Stiviere, responsabile finanziario. Indagato anche Raffale Piacente, di Roma, e una dipendente della Srl.
Nelle perquisizioni in case e uffici - nelle province di Brescia, Mantova, Milano, Rimini (anche a Coriano) e Roma, quindi non solo del nord - i militari hanno sequestrato documenti e materiale informatico. L'affitto d'azienda per la gestione del calzaturificio e del magazzino, produzione e marchio compresi, che doveva servire a ripagare i debiti della Spes, non è stato mai pagato dalla nuova Valleverde Srl: secondo la Gdf era tutto programmato, con accordi, tanto che una denuncia di truffa della nuova gestione contro la vecchia, accusata di aver fatto sparire parte del magazzino, è considerata artificiosa dalla Guardia di finanza.
La nuova gestione sostiene che la sparizione del magazzino avrebbe fermato il pagamento del canone, ma secondo la Procura sarebbe solo un marchingegno escogitato per dirottare denaro verso altre società. I lavoratori sono senza stipendio da tre mesi e protestano convinti delle ragioni dei nuovi vertici e i manager oggi, in una risposta alla lettera aperta dei dipendenti contro il sequestro giudiziario, protestano pure contro l'esecuzione del provvedimento, previsto sia per i negozi sparsi in Italia sia per il complesso aziendale di Coriano.
Martedì 21 Gennaio 2014
sabato 15 febbraio 2014
Renzi...ma lo sai chi è Pietro Ichino?
Ichino: "Ministro con Renzi? Renderei più incisiva la riforma Fornero"
Intervista a Pietro Ichino di maria Zegarelli - L'Unità
Senatore Pietro Ichino, se Renzi diventa premier lei sarà sicuramente ministro. Le ha praticamente assegnato il posto di Elsa Fornero...
«Ministro, non lo so... Quel che è certo è che questa è una lunga storia, già due anni fa Renzi mi chiamò a Firenze per farsi spiegare il Codice del lavoro semplificato. E organizzò un seminario su questo progetto di riforma. Poi la scorsa estate mi ha chiesto di lavorarci per il suo programma. Tra noi la consonanza su questo terreno, come sugli interventi per la pubblica amministrazione, data da allora».
Bersani ritoccherebbe la riforma del mercato del lavoro del ministro Fornero. Se fosse lei ministro?
«Quella riforma è un primo passo significativo, anche se timido, nella direzione giusta, cioè verso una riunificazione del mercato del lavoro e quindi verso il superamento del dualismo protetti-non protetti. Ha reso un po' più flessibile il lavoro a tempo indeterminato e introdotto alcune norme di contrasto al precariato. Ma serve un intervento più coraggioso e incisivo in entrambe le direzioni».
Che cosa si dovrebbe fare?
«Per prima cosa semplificare. La legge Fornero è illeggibile e aggiunge 100 pagine alle 2mila già esistenti della nostra legislazione sul lavoro. Occorre ridurre la legislazione di fonte nazionale a un unico testo facilmente leggibile dai milioni di persone interessate. Il Codice semplificato, che insieme a 54 altri senatori Pd ho presentato nel 2009 e che ora Renzi propone di varare, è costituito da 59 articoli in tutto, scritti in modo chiaro chiaro e semplice, traducibile in inglese. Sarebbe uno straordinario biglietto da visita, per attrarre gli investitori stranieri che oggi sono tenuti lontani anche dalla illeggibilità e intraducibilità del nostro diritto del lavoro».
Se lei dovesse indicare un argomento forte di cambiamento per convincere gli elettori a cosa punterebbe?
«La mia idea-forza è la flex security: tutti i lavoratori a tempo indeterminato, a tutti le protezioni fondamentali, a cominciare dalla protezione antidiscriminatoria, ma nessuno inamovibile. A chi perde il lavoro deve essere garantita la necessaria sicurezza economica e professionale. Si può fare da subito anche qui in Italia».
Ichino in Italia non c'è il rischio che alla flessibilità in uscita non corrisponda la flessibilità in entrata e si creino ulteriori fragilità a danno dei lavoratori?
«Anche in questo periodo di crisi in Italia si stipulano ogni anno due milioni di contratti di lavoro regolare a tempo indeterminato. Le società di outplacement ricollocano sul territorio nazionale i lavoratori che vengono loro affidati entro una media di sei mesi. Certo, questo servizio costa caro, ma costa molto di più tenere la gente in cassa integrazione per 5 o 6 anni come facciamo oggi. Si può sostituire il controllo giudiziale sul licenziamento per motivo economico con un trattamento complementare di disoccupazione, che scatta per il secondo anno se l'impresa non è riuscita a ricollocare il lavoratore entro il primo anno. Sarebbe un forte incentivo ad attivare i migliori di outplacement. Se poi le Regioni coprissero, come dovrebbero, i 2/3 o i 4/5 del costo tutto diventerebbe sopportabile».
Che giudizio dà del faccia a faccia tra i candidati?
«È andato molto bene. Si è dimostrato che se al meccanismo delle primarie si dà il respiro necessario, diventano un fattore di rafforzamento straordinario del partito».
C'è qualcosa che Renzi avrebbe dovuto spiegare meglio?
«Diverse cose, ma capisco la difficoltà di concentrare concetti anche complessi in un minuto e mezzo. Avrebbe forse potuto spiegare meglio agli italiani la responsabilità gravissima di un ceto politico che ha indotto il Paese per 30 anni a consumare l'equivalente di 30miliardi di euro ogni anno in più rispetto a quello che era in grado di produrre, collocando il debito sulle spalle di figli e nipoti. E avrebbe forse potuto anche spiegare meglio la strategia europea dell'Italia avviata con successo in questo primo anno da Monti
Solo queste annotazioni?
«Ce n'è un'altra: la sua cravatta viola. Matteo non può rappresentare solo la Fiorentina, deve rappresentare senza discriminazioni anche noi milanisti».
http://www.partitodemocratico.it/doc/246296/ichino-ministro-con-renzi-renderei-pi-incisiva-la-riforma-fornero.htm
Complimenti Renzi, sai scegliere veramente bene i tuoi prossimi ministri...all'Industria e Sviluppo Economico un tagliateste mondiale (Vittorio Colao) e al Ministero del Lavoro un altro convintissimo tagliateste (Pietro Ichino), tra l'altro ex dirigente sindacale della Fiom-Cgil e soprattutto avvocato della Vodafone nel contenzioso riguardante la ns cessione. Solo questi due personaggi garantiscono un tracollo nel mondo del lavoro dipendente e soprattutto sono due personaggi che vanno a braccetto a far danni per l'Italia già con le loro professioni private, figuriamoci con degli incarichi pubblici.
Solo due parole...CHE SCHIFO!
venerdì 14 febbraio 2014
Renzi...ma lo sai chi è Vittorio Colao?!
Squadra snella: 50 in lizza per dodici posti
Alfano resta vice, tra i tecnici spunta Colao
La lista pronta in 7 giorni. I nomi di Flick per la Giustizia ed Emiliano per i Trasporti.ROMA - I nomi che circolano superano di gran lunga i 50 ma se è vero, come pare, che Matteo Renzi vuole un governo snello, composto da 12-13 ministeri, molti rimarranno inevitabilmente delusi. Per saperlo, bisognerà aspettare l’ultimo momento, come è stato per la formazione della segreteria democratica. Perché Renzi è tanto rapido nel prendere decisioni quanto lesto nel cambiarle, se necessario. E così ci sono pochissimi punti fermi per costruire l’ipotetica squadra di governo, alla cui composizione lavora, oltre a Renzi, anche Graziano Delrio. Squadra che, dicono al Nazareno, sarà pronta in 7 giorni.
VICEPREMIER CONFERMATO - Si comincia con il ruolo più delicato, quello di vice premier. Renzi ha sempre detto di non gradire vice, ma l’ultima voce parla di una conferma di Angelino Alfano a vice presidente del Consiglio, senza deleghe. Per il ruolo, delicatissimo, di sottosegretario alla presidenza del Consiglio sono in corsa il portavoce del partito Lorenzo Guerini e l’attuale ministro Graziano Delrio, che però viene dato favorito anche per l’Interno.
Sui ministeri bisognerà fare i conti con gli alleati. Si parla di cinque ministri del Partito democratico, uno di Scelta Civica e dei Popolari per l’Italia, due del Nuovo centrodestra. A completare, personalità «tecniche» o comunque di estrazione non politica.
L’ECONOMIA IL VERO REBUS - La poltrona che scotta di più è quella dell’Economia. Fabrizio Saccomani, tra i più criticati dei ministri di Letta, dovrà sicuramente fare le valigie. Al suo posto potrebbe arrivare Lucrezia Reichlin, candidata vicegovernatrice alla Bank of England. Ma i pretendenti sono molti: ci sono anche Tito Boeri, Pier Carlo Padoan e Fabrizio Barca. Ma anche Lorenzo Bini Smaghi, presidente di Palazzo Strozzi a Firenze.
Altro ministero chiave, il Lavoro. Qui si contendono la poltrona due personalità molto diverse: l’ex segretario pd e Cgil Guglielmo Epifani e la giovane Marianna Madia, lanciata in Parlamento anni fa da Walter Veltroni (con un terzo incomodo, lo stesso Barca). Alla Giustizia si parla con insistenza del centrista Michele Vietti, ma è spuntato anche il nome del presidente emerito della Corte costituzionale Giovanni Maria Flick. Praticamente certa nella squadra la giovane Maria Elena Boschi: per lei si parla delle Riforme ma non è escluso che nel risiko delle poltrone finisca poi per essere destinata alla Cultura (dove sono in lizza anche Gianni Cuperlo e Matteo Orfini) o ai Rapporti con il Parlamento (che potrebbe però rimanere a Dario Franceschini o passare a Roberto Giachetti). E al Pd potrebbe traslocare anche il dicastero in mano a Maurizio Lupi, le Infrastrutture: sarebbe in corsa il sindaco di Bari Michele Emiliano, insidiato dal collega di Salerno Vincenzo De Luca, che però sembra più che altro essersi autocandidato con il discorso di ieri in Direzione. E si parla anche di Emanuele Fiano alla Difesa.
I MANAGER - Dal mondo dell’imprenditoria potrebbe arrivare l’amministratore delegato di Luxottica, Andrea Guerra, dato come possibile all’Industria ma anche allo Sviluppo Economico. Per quest’ultimo dicastero circola la voce di Vittorio Colao, numero uno mondiale della Vodafone.
Nella squadra degli uscenti dovrebbero essere riconfermati il ministro degli Esteri Emma Bonino, il collega all’Ambiente Andrea Orlando e la Ncd Beatrice Lorenzin. Tra i nomi noti, circolano da giorni quelli di due personalità di campi diversi: lo scrittore Alessandro Baricco e l’imprenditore e fondatore di Eataly Oscar Farinetti. Tra i volti noti di cui si vocifera, ci sono Arturo Parisi, alla Difesa e Bruno Tabacci, uno dei leader del Centro democratico. Tra i papabili, anche un esponente di Sinistra e Libertà: il sindaco di Cagliari Massimo Zedda. E tra chi ci spera c’è anche il toscano Riccardo Nencini, leader dei socialisti, che appoggiò Renzi alle primarie di Firenze.
Ma naturalmente la composizione avverrà solo all’ultimo e dovrà fare i conti con i difficili equilibri della squadra di governo, oltre che delle dinamiche interne del Partito democratico. E degli accorpamenti. Perché, spiega Angelo Rughetti, «questa volta non si lavorerà più tanto sulle singole competenze ma sugli obiettivi e sui programmi, che vedranno lavorare insieme forze diverse. Sinergie e accorpamenti saranno inevitabili».
http://www.corriere.it/politica/14_febbraio_14/squadra-snella-50-lizza-dodici-posti-alfano-resta-vice-tecnici-spunta-colao-d6be77a4-953d-11e3-9c90-b9ccf089642e.shtml
Renzi, fossi in te Vittorio Colao lo farei ministro del Lavoro, visto che scegli la gente senza sapere chi è, quindi perchè non dare un tale ministero a chi che è esperto in licenziamenti mondiali?!
lunedì 6 gennaio 2014
Precisazione
Ultimamente abbiamo notato che sono aumentati i commenti lasciati da una persona, o più persone, farneticanti, che insultano utilizzando parolacce e parlano di non si sa quali argomenti.
Chiediamo scusa se non sempre tempestivamente riusciamo a cancellarli, ma non siamo 24 h sul blog.
Non capiamo se tali commenti vengono lasciati da persone che necessitano di un supporto psicologico o da qualcuno che spera, così facendo, che gli amministratori del blog si esasperino e lo chiudano...vi tranquillizziamo, il blog chiuderà solo ed esclusivamente quando vorremo noi e non a causa di qualche idiota.
Chiediamo alle persone serie che visitano il ns blog di rimanere indifferenti a tali commenti e di non replicare, l'arma migliore è proprio l'indifferenza.
Il Cets
Chiediamo scusa se non sempre tempestivamente riusciamo a cancellarli, ma non siamo 24 h sul blog.
Non capiamo se tali commenti vengono lasciati da persone che necessitano di un supporto psicologico o da qualcuno che spera, così facendo, che gli amministratori del blog si esasperino e lo chiudano...vi tranquillizziamo, il blog chiuderà solo ed esclusivamente quando vorremo noi e non a causa di qualche idiota.
Chiediamo alle persone serie che visitano il ns blog di rimanere indifferenti a tali commenti e di non replicare, l'arma migliore è proprio l'indifferenza.
Il Cets
Iscriviti a:
Post (Atom)