L'azienda ignora una sentenza del giudice del lavoro, si rifiuta di riammettere in servizio due dipendenti, non paga loro gli stipendi né gli arretrati. E i lavoratori si rivolgono nuovamente al tribunale.
Vodafone ignora una sentenza del giudice del lavoro, si rifiuta di riammettere in servizio due dipendenti, non paga loro gli stipendi né gli arretrati. E i lavoratori, assistiti dall'avvocato Andrea Danilo Conte, dopo aver dichiarato più volte la disponibilità a riprendere il servizio e dopo aver chiesto invano alla azienda di dare esecuzione integrale alla sentenza, si sono di nuovo rivolti al tribunale, che ha emesso un decreto ingiuntivo ordinando a Vodafone di pagare gli stipendi.
L'azienda non ha ottemperato e allora i lavoratori, tramite l´ufficiale giudiziario, hanno proceduto al pignoramento nella sede Vodafone di Campi Bisenzio di sette scrivanie, sette poltroncine e sei armadietti, del valore complessivo di circa 4.850 euro, che fra pochi giorni verranno battuti all'asta. La vendita dovrebbe coprire due mesi di stipendio (aprile e maggio 2010). L'avvocato Conte sta preparando gli atti per ottenere le ingiunzioni di pagamento per altre otto mensilità.
"Com'è possibile - si chiede il sindacato Flm Uniti-Cub settore Telecomunicazioni - che una grande azienda come la Vodafone possa arrivare a tanto e non sentire l'obbligo di rispettare le sentenze del tribunale del lavoro italiano, così come vale per qualunque altro cittadino?". La Vodafone fa sapere che "è prossima la discussione della sentenza presso la Corte di Appello di Firenze, occasione per proseguire il dialogo con i lavoratori per verificare una possibile soluzione della controversia".
La posta in gioco è strategica. Al centro della causa, la questione del lavoro precario e dei limiti entro i quali una azienda può ricorrervi. Alberto P., 43 anni, e Pasquale C., 46, erano stati assunti dal call center Vodafone di Ospedaletto (Pisa) una prima volta dal 24 maggio al 31 agosto 2004 e una seconda dal 18 ottobre 2004 al 31 gennaio 2005. La direttiva europea 70 del '99 sul lavoro a tempo determinato, recepita in Italia dal decreto 368 del 2001, impone ai datori di lavoro di esporre le ragioni obiettive che giustificano il ricorso ai contratti a termine, indicando le "specifiche e puntuali esigenze" dell'azienda (per esempio la maggiore attività durante l´estate di un albergo o di una fabbrica di gelati). Nel 2004 nel call center di Ospedaletto erano impiegati circa 600 lavoratori, di cui circa 50 precari, con un continuo turn over. L'assunzione a termine di Pasquale C. e Alberto P. venne giustificata da Vodafone da "fabbisogni di maggiore organico connessi all´incremento di attività di assistenza alla clientela in relazione a promozioni e a nuovi prodotti e servizi previsti dal piano commerciale estate/autunno 2004" (quanto alla prima assunzione) e "autunno/inverno 2004-2005" (quanto alla seconda).
I due vennero assunti con la mansione di "tecnico assistenza al cliente", a tempo pieno. Il loro compito, come quello di circa due terzi del personale sia stabile che precario, consisteva nel rispondere al numero 190 (assistenza e informazioni) e in circa il 30% dei casi nell'eseguire il "rilancio", cioè nel prospettare offerte commerciali. Secondo i lavoratori, non vi furono, durante il loro periodo di lavoro, speciali promozioni di prodotti e nel 2004 un vero e proprio picco di chiamate si verificò per tre settimane.
Nella sentenza depositata il 17 giugno 2008, il giudice del lavoro di Pisa Roberta Santoni Rugiu ha scritto: "Tutti i contratti a termine di Vodafone erano giustificati con la medesima causale di quelli qui impugnati (incrementi dovuti a promozioni), potendosi quindi ipotizzare che il ricorso usuale al tempo determinato per ragioni produttive fosse una scelta di politica del personale non imposta dalla valutazione (preventiva e consuntiva) di picchi produttivi". Ritenendo quindi nulla la clausola dei contratti che giustificava il tempo determinato, il giudice ha dichiarato "l'esistenza fra le parti di rapporti di lavoro subordinato a tempo indeterminato e il conseguente diritto dei ricorrenti alla rispettiva riammissione in servizio".
La Repubblica.it 08 febbraio 2011
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7 commenti:
questa cosa è AGGHIACCIANTE: preferiscono vedersi arrivare gli ufficiali giudiziari in sede piuttosto che riassumere i dipendenti?' ma cos'hanno nel cervelo, le scimmie urlatrici???
La cosa non è solo agghiacciante ma è GRAVISSIMA. Fa capire a tutti che in Italia non c'è più la certezza del diritto. Le aziende preferiscono sempre di più (la FIAT è stata l'apripista) non rispettare gli ordini dei Giudici e rischiare sanzioni (anche Penali) piuttosto che ottemperare a sentenze che danno ragione ai lavoratori. E' SEMPLICEMENTE UNO SCHIFO. Con questo possiamo dire che la giustizia in Italia è MORTA.
La cosa non è solo agghiacciante ma è GRAVISSIMA. Fa capire a tutti che in Italia non c'è più la certezza del diritto. Le aziende preferiscono sempre di più (la FIAT è stata l'apripista) non rispettare gli ordini dei Giudici e rischiare sanzioni (anche Penali) piuttosto che ottemperare a sentenze che danno ragione ai lavoratori. E' SEMPLICEMENTE UNO SCHIFO. Con questo possiamo dire che la giustizia in Italia è MORTA.
2010:Vodafone, che ha confermato tale gestione da parte della Parr Credit, riferisce di avere chiesto , da circa una settimana, di cessare questa attività.
2011 : http://www.parrcredit.it/Pagaonline.html
2011 : Parr Credit,
Società di recupero crediti, call center amministrativo, Gestione
Clienti business per Vodafone (attività di delinquency), con utilizzo
dei seguenti programmi: oca, ccm, dms e cacs.
Ma Parr Credit ha sede solo a Roma o anche in altre città?
Ho appena depositato un udienza al tribunale di Roma contro la Parr Credit. Ho lavorato per loro prima di essere licenziato da un giorno all'altro, senza motivazione. La Parr Credit viola i diritti dei lavoratori: propone contratti a progetto e poi richiede prestazioni da lavoro subordinato. La situazione lavorativa al suo interno è ai limiti dello schiavismo. Mi sorprendo come Vodafone anche affidi a questa società la sua gestione crediti. E' una vergogna. La mia battasglia legale contro la Parr Credit è appena iniziata.
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