giovedì 17 luglio 2008

PROCESSO ALLE INTENZIONI

E' precario, ruberà ancora.
Il giudice nega i domiciliari

Se sei un precario hai più possibilità di delinquere perché senza stipendio sei disperato e, quindi, non ottieni i domiciliari.
«L’indagato non ha una stabile attività lavorativa e in futuro potrebbe trovarsi nuovamente in difficoltà economiche», scrive il Tribunale del Riesame di Genova.
È l’ultimo paradosso partorito da una giustizia che da un lato non concede i domiciliari a un uomo senza precedenti che tenta una rapina e dall’altro scarcera i mafiosi per decorrenza dei termini.

La storia è semplice nonostante l’ingranaggio giudiziario in cui è finita l’abbia trasformata in un caso-limite. G. L. ha trentasei anni, un lavoro come commesso in un supermercato, una moglie e una figlia di sei anni. Non è un disperato. Ma vuole migliorare, per questo accetta un’offerta di lavoro come responsabile di settore di un altro supermercato. Gli propongono un contratto di sei mesi ma l’assunzione è assicurata e le prospettive di carriera sono buone. Lui firma e si licenzia. Il primo luglio avrebbe smesso i panni di commesso e indossato quello di responsabile di settore. In mezzo ci sono due mesi senza stipendio in cui la sua vita si ribalta come un tir: si separa dalla moglie e deve pagare gli alimenti, deve prendere una casa in affitto. G. ha un tracollo finanziario. Un giorno legge su un giornale la notizia di una rapina in banca. E quel pensiero diventa un’ossessione fino a quando decide di tentare una rapina. Fallisce, e l'uomo viene arrestato.
Il suo avvocato chiede i domiciliari e spiega la situazione di "falsa" precarietà e il momento drammatico che l'uomo stava vivendo.

I domiciliari vengono negati, la motivazione fa restare di stucco.

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