mercoledì 28 novembre 2007

Lettera inviata e pubblicata da LIBERAZIONE

Vodafone Non esaltiamo un accordo che mette dei paletti alle esternalizzazioni invece di contrastarle

Caro direttore,
nei giorni scorsi è stato votato l'accordo Vodafone sulla cessione di ramo d'azienda di 914 colleghi verso Comdata. Abbiamo letto attentamente l'articolo di Maurizio Zipponi ("Liberazione" giovedì 15 novembre, pagina 12, ndr) e il suo commento sull'accordo stesso. Ci teniamo però a specificare alcune cose. Non esaltiamo l'accordo solo perché la commessa dura 7 anni anziché 3 in quanto il vero problema viene spostato in avanti, si vuole fare passare la logica di mettere dei paletti alle esternalizzazioni invece che contrastarle. Ma quando questi lavoratori e lavoratrici verranno buttati fuori dalla catena produttiva e avranno 40 anni chi li rappresenterà per ricollocarli al lavoro? Parliamo come lavoratori e nello stesso tempo come dirigenti del Partito. Ringraziamo Zipponi per aver evidenziato la ferma volontà dei lavoratori che attraverso il conflitto e la lotta si sono opposti fin da subito alla cessione di ramo d'azienda, ma bisogna ricordare che come lavoratori e lavoratrici non abbiamo condiviso il modo ed il metodo con cui questa battaglia è stata condotta da parte del sindacato. E' vero che è stato portato avanti un conflitto esemplare ed è stato sfondato il muro del silenzio, rendendo questa lotta visibile ovunque. Solo l'autorganizzione, unica risposta alla concertazione, ha generato la spinta dal basso e purtroppo molto spesso in contrasto con chi invece doveva supportare questo conflitto. Fin da subito è stato chiesto a Cgil, Cisl,Uil una linea politica più dura nei confronti dell'azienda, una forma di lotta più efficace, che generasse una maggiore visibilità con l'obiettivo principale di parlare sia ai palazzi della Politica per superare la legge sulla precarietà e sia ai palazzi della dirigenza Vodafone per sospendere la procedura. Tutto questo ci è stato negato, la linea che ha prevalso è sempre stata quella della concertazione al ribasso e la mancanza di volontà e capacità di contrastare fin da subito il processo di smantellamento messo in atto dall'azienda. La mancanza di democrazia sindacale ha portato ancora una volta a far calare sulla testa dei lavoratori accordi non condivisi e senza mandato alle organizzazioni sindacali a trattare l'armonizzazione, in quanto lo stesso giorno del secondo sciopero le segreterie nazionali erano seduti al tavolo con l'azienda, mentre nei giorni precedenti dalle assemblee era prevalso il No. Vale solo il risultato del referendum finale? La maggioranza dei 914 dipendenti che si è espressa per il No al mandato non vanta lo stesso diritti di rispetto delle proprie volontà? Ma in barba a tutto hanno stracciato queste richieste e sono andati a trattare. Bisogna anche evidenziare il risultato del referendum: il 57% dei Sì ma anche il 43% dei No sono la dimostrazione di un forte dissenso, di cui si deve tenere conto. Inoltre, ancora una volta, si evidenzia la solita mancanza di regole e trasparenza nella modalità in cui il referendum stesso è stato organizzato. Tutti questi elementi sono importanti per la politica e il mondo sindacale? Questa lotta così importante conterà qualcosa per ripristinare diritti e difendere i lavoratori e la loro volontà? Quanto ancora si dovrà aspettare per ottenere una legge sulla democrazia sindacale? Chi sostiene insieme al Prc la proposta di legge sulla modifica dell'art. 2012 per smantellare il meccanismo delle cessioni di ramo d'azienda? Non modificare nulla significa continuare a far pagare solo ai lavoratori i costi delle ristrutturazioni aziendali e l'aumento dei profitti per padroni, ma anche mantenere in piedi una casta sindacale che non rappresenta più nessuno se non se stessi. Noi non vogliamo solo difendere il programma elettorale del Governo Prodi, noi vogliamo che la Legge 30 sia davvero solo un brutto ricordo e vogliamo cancellare la precarietà. E bisogna fare in fretta perché insieme all'attualità della vertenza Vodafone e all'opposizione al protocollo del 23 luglio dobbiamo già discutere del tentativo di smantellamento del contratto nazionale.

Circoli delle telecomunicazioni del Prc Bologna, Roma e Firenze25 novembre 2007

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